Ecco la «Mini», ormai solo di nome

RomaCon la terza generazione, la nuova Mini scrive un altro capitolo di una saga destinata a ulteriori importanti sviluppi. Sono oltre 2,8 milioni le unità vendute in 108 Paesi dal 2001 (più di 300mila solo nell'ultimo anno) e 172mila in Italia, il quarto mercato per la marca. Un successo oltre ogni previsione per la piccola anglo-tedesca che, al pari di un'altra icona rétro (la Fiat 500), un po' alla volta ha messo su famiglia (in tutto, ben 7 varianti di carrozzeria) e ora riparte, con una veste rivisitata e soprattutto un'architettura e una meccanica del tutto nuove, dalla classica due volumi a tre porte.
Si scrive Mini, ma non è più tanto «mini», vista la crescita delle misure: soprattutto in lunghezza (10 cm in più, per un totale che ora supera i 3,8 metri) e in larghezza (+4,5 cm) mentre è rimasta quasi invariata l'altezza (+7 mm). L'abitabilità ne ha beneficiato solo in parte, poiché è aumentato lo sbalzo anteriore più che il passo, e così pure la capienza del bagagliaio, incrementata a 211 litri (51 in più) ma tutto sommato ancora modesta.
Lo stile è stato aggiornato quanto basta, preservando l'inconfondibile look. Fuori, catturano lo sguardo soprattutto il frontale molto più «carico», con nervature che marcano i profili dei proiettori di nuovo disegno e la grande griglia esagonale ulteriormente evidenziata da una cornice cromata, e le luci di coda estese fino a incidere nettamente il portellone.
Nell'abitacolo si segnala invece una disposizione più ergonomica di strumenti e comandi (tachimetro e contagiri spostati dietro il volante e tasti degli alzacristalli sui pannelli delle porte anziché in plancia). Ma l'ambientazione rimane tipicamente Mini soprattutto per le ampie possibilità di personalizzazione con i numerosi accessori opzionali: dalle luci interne a Led allo schermo a colori fino a 8,8” e ai vari sistemi di infotainment e assistenza al guidatore.
L'aerodinamica ottimizzata (0,28 di Cx) e la scocca più rigida e al tempo stesso più leggera, le carreggiate allargate e le rinnovate sospensioni anteriori McPherson e posteriori Multilink, altri interventi migliorativi su sterzo, ammortizzatori (anche a controllo elettronico) e freni, nonché l'opzionale taratura su tre livelli dell'assetto (Mid Mode, Sport e Green) pongono le premesse per un'ulteriore affinamento di quel go kart feeling che contribuisce in maniera determinante al piacere di guidare una Mini. Ma sono soprattutto i nuovi motori TwinTurbo Euro 6 a fare la differenza: i tre cilindri 1.5 a benzina da 136 cv e Diesel da 116 che equipaggiano rispettivamente la Cooper e la Cooper D, e il rivisitato quattro cilindri 2.0 con potenza incrementata da 184 a 192 cv che spinge la Cooper S, tutti con cambio manuale a sei marce di serie o automatico in opzione.
Iniezione diretta e sovralimentazione donano al piccolo propulsore della Cooper una reattività fin dai bassi regimi e doti di allungo veramente notevoli, a cui si accompagna una silenziosità sorprendente per un tre cilindri. Per il resto, la nuova Mini conferma dal punto di vista dinamico i pregi (agilità, precisione negli inserimenti in curva e rollio contenuto) del vecchio modello, ma anche i difetti (una rigidità di assetto che si paga in termini di comfort sui fondi irregolari).


Il listino parte da 18.300 euro richiesti per la One e arriva a 24.950 per la S. Ma il conto può facilmente lievitare, e di molto, se si attinge alla lunga lista di optional che rendono la vettura premium a tutti gli effetti

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