Ecco perché la memoria dei vecchi fa cilecca

Ai pazienti è stato chiesto di tenere a mente le facce ignorando alcune scene e viceversa

Nino Materi

I giovani riescono a «resettare» la loro memoria, i vecchi no. Anche se qui non parliamo di hard disk ma di psiche umana, il principio è lo stesso. Mentre infatti un ventenne è perfettamente capace di eliminare i ricordi «inutili» riuscendo a conservare solo quelli «utili», un ottantenne non è in grado con la stessa facilità di cancellare le «informazioni irrilevanti e foriere di distrazioni». In chi è avanti con gli anni questo meccanismo di mancato «ricambio» fa inceppare la memoria che così finisce col ricordano sempre meno; con la grave conseguenza che nel dimenticatoio finisce anche ciò che sarebbe fondamentale tenere a mente.
La chiave per aprire la porta della memoria difettosa che affligge la terza età è stata trovata da un team di ricercatori dell'Università della California a Berkeley. Secondo gli studiosi americani «se la mente perde colpi cominciando a fare cilecca, la colpa sta nel fatto che, con gli anni, diventa difficile cancellare informazioni; cosa che rende difficile fissare nella memoria nuovi dati».
Ne sono convinti i ricercatori diretti da Adam Gazzeley, autori di uno studio condotto grazie a una serie di scanner cerebrali e pubblicato sul numero di ottobre di Nature Neuroscience.
Alcuni soggetti, giovani (tra i 19 e i 30 anni) e anziani (60-77 anni), sono stati sottoposti a risonanza magnetica mentre guardavano facce e scene, con l'istruzione di ricordare le facce ignorando le scene o viceversa. Quando i ricercatori hanno chiesto a tutti di ricordare le scene, tanto nei giovani quanto negli anziani si è intensificata l'attività di un'area del cervello (il giro paraippocampale/linguale sinistro), che normalmente elabora le scene.
Ma se alle «cavie umane» gli studiosi dicevano di cominciare a ignorare le scene e di ricordare invece le facce, i giovani reagivano immediatamente, riducendo l'attività in quell'area cerebrale. Mentre gli anziani non mostravano una simile riduzione. «Una differenza che - spiegano gli autori all’agenzia Adnkronos - indica un deficit nell'eliminare informazioni non necessarie per raggiungere un obiettivo. Insomma, l'incapacità di ignorare le “distrazioni” insidia l'efficienza della memoria. Non solo, ma i soggetti più vecchi erano anche meno abili nel ricordare foto già viste prima».
Dallo studio, comunque, non emergono solo cattive notizie per le persone avanti negli anni. Nonostante l'età, infatti, alcuni dei soggetti anziani (6 su 16) si sono rivelati abili a memorizzare le varie immagini proprio come i più giovani. E il loro cervello mostrava un'attività molto simile a quella dei ragazzi nell’«accendersi» e «spegnersi» in base alle diverse necessità.

Insomma, ricordavano bene e non avevano problemi nell'ignorare informazioni irrilevanti. Ora i ricercatori puntano a comprendere perchè questi anziani ottengono risultati tanto diversi rispetto ai coetanei. periamo che si ricordino di trovare una risposta prima che i loro capelli diventino bianchi.

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