"Ecco perché non funziona la rete d'allarme"

Intervista all'esperto. Claudio Eva è docente di Sismologia e Fisica terrestre all’Università di Genova

Claudio Eva è docente di Sismologia e Fisica terrestre all’Università di Genova.
Professore, com’è possibile che ancora una volta non si è stati in grado di salvare più vite umane?
«I warning (le allerte, ndr) dipendono dalla portata del terremoto ma anche dalla sua genesi».
Cosa è successo stavolta?
«La Noa (National oceanic and atmospheric administration) ha dato l’allarme tsunami pochi minuti dopo l’evento sismico».
Ma erano le 6.45 del mattino.
«Già. E in questi casi l’allarme radio non è sufficiente. Serve un sistema di protezione civile capillare per avvisare le persone del pericolo».
Ma come si fa a calcolare dopo quanto il maremoto potrebbe abbattersi sulle coste?
«Tutto dipende dalla distanza tra la sorgente dello tsunami e la costa».
Quindi quanto tempo in questo caso?
«L’onda di tsunami può anche raggiungere gli 800 chilometri orari, specie nell’Oceano Pacifico. Se ci troviamo a cento chilometri dalla sorgente, il maremoto può arrivare in dieci minuti».
Cioè manca il tempo di sfollare i centri abitati?
«I tempi tecnici per avvisare la popolazione diventano impossibili».
È sempre così?
«No, ovviamente. Ci sono anche casi in cui al largo lo tsunami può essere insignificante, magari anche solo 70 centimetri di movimento sul fondo del mare. Ma poi proprio le caratteristiche morfologiche del mare - per esempio un fondale basso - possono provocare un aumento dell’ampiezza dell’onda quando si è in prossimità della costa».
Le isole sono più in pericolo?
«Le zone più a rischio sono quelle a distretto, zone di baia chiusa, dove si crea un effetto imbuto. Più si butta acqua, più l’imbuto tende a trasbordare».
Dove nel mondo si rischia di più?
«Nelle coste dell’America, del Giappone, nelle Filippine, a Sumatra».
In Italia dobbiamo preoccuparci?
«Qui abbiamo i massimi esperti a livello mondiale. Ma il problema dell’early warning, dell’allarme precoce, resta.


Non ci sarebbe il tempo di avvisare la popolazione?
«Nello stretto di Messina, per esempio, il preavviso potrebbe essere di una decina di minuti».
Troppo poco per scappare
«Il problema italiano è proprio legato a questa difficoltà».

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