Ecco perché questa sinistra odia Milano

Perché la sinistra ha in antipatia Milano? Se interrogati in proposito loro, beninteso, respingono l’accusa. Dicono anzi, a sinistra, d’amare svisceratamente Milano: ma se uno va a guardare s’accorge che troppo spesso la sinistra identificava la Milano da salvare - e magari ancora la identifica - nel Leoncavallo, nei sessantottini (e quando la classe operaia c’era, nelle masse militanti del Pci a Sesto San Giovanni). Con segni di benevola attenzione per la Casa della cultura e per qualche salotto engagé. Il resto, puah, era solo propensione al laurà e ai danèe, roba da borghesucci o da aspiranti a diventarlo.
L’apporto visivamente più efficace, nel raffigurare Milano come una realtà spregevole, lo dava il cinematografo, creatura prettamente romanesca e, nelle enunciazioni, progressista. I registi parcheggiati in via Veneto tendevano imploranti la mano per avere i finanziamenti dei cumenda milanesi, e avutili sferzavano quegli stessi cumenda - e le relative signore - nelle loro pellicole: opponendo ad essi le figure affascinanti di pescatori siculi o di borgatari d’impronta pasoliniana. Non nego che quelle frecciate cogliessero a volta nel segno. C’è volgarità in taluni riccastri del nord come ce n’è - hai voglia! - nel generone romano. Ma c’è anche tanta capacità, tanta generosità - politicamente pochissimo remunerate - in questa Milano dalla quale ci si può lasciare incantare pur senza essere Stendhal. Sembra proprio che alla sinistra non piaccia, di Milano, ciò che ne costituisce l’essenza sociale e morale. L’essere una fucina di talenti imprenditoriali e intellettuali; il saper realizzare al meglio, concretamente, ciò che altrove viene declamato con enfasi retorica; il precorrere i tempi, magari smentendo le dotte analisi di sociologi raffinati.


Così com’è, Milano imbarazza i molti, i troppi che si dichiarano pronti a risistemare economicamente questa città, e l’Italia, e il mondo, ma affidano i conti di casa alla moglie o alla compagna perché se se ne occupano loro è un disastro. La sinistra - inclusa quella di Milano, sia chiaro - ha odiato più d’ogni altro politico italiano i due, Craxi e Berlusconi, che da qui sono arrivati a (...)

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