Ecco qual è la verità sui dati del nostro Pil

(...) riguarda il volume effettivo del Pil, ma non incide sul suo tasso di crescita. È una riposta superficiale, che si basa sull'assunto che la crescita dell'economia ufficiale e di quella sommersa procedano di pari passo. Ma non è così.
Schneider ha calcolato che, in conseguenza della depressione economica la percentuale dell'economia sommersa, nell'ultimo biennio, nella media dei Paesi sviluppati, a cui apparteniamo, sarebbe aumentata di 0,7 punti. Da ciò si può desumere che la crescita del Pil dell'euro zona sarebbe nel 2010 sul 2%. Per l'Italia che in Europa, ha, con la Grecia, il record dell'economia sommersa si può desumere un aumento di economia sommersa un po' maggiore. E quindi una crescita del Pil dell’1,5-1,6%. Il divario con la media dell'eurozona, con questa correzione, è sensibilmente minore di quel che appare dai dati ufficiali. E la nostra ripresa risulterebbe, con ogni probabilità, notevolmente maggiore di quella desunta dai dati ufficiali.
La ragione per cui in periodo di difficoltà l'economia sommersa aumenta è ovvia: si tratta del fatto che si accresce la disoccupazione e quindi aumenta l'offerta di manodopera disponibile per lavorare nell'economia sommersa. E questa, producendo con costi minori dell'economia ufficiale, trova più mercato, nei periodi di crisi in cui i consumatori fanno maggiore attenzione ai prezzi. D'altra parte, ci sono buone ragioni per pensare che quando c'è crisi economica, anche l'evasione fiscale tenda ad aumentare. Infatti, le imprese che durante la crisi fanno fatica a quadrare i bilanci, cercano di arrotondare i ricavi netti, con una maggiore evasione dell'Iva. E poiché nei periodi di cattivo andamento i fatturati si riducono, per il fisco è difficile scovare tale maggiore evasione, perché il contribuente può sostenere che gli affari sono diminuiti. Un esempio tipico è dato dai servizi turistici: i gestori dicono che la stagione è andata un po' meno bene, data la crisi, e che loro sono riusciti a contenere la perdita di clientela riducendo i prezzi. Ciò in parte è vero, ma ci può stare dentro anche una maggior evasione di Iva, che comporta una sottovalutazione dei redditi del settore. Tenuto conto di ciò è probabile che l'aumento del Pil dell'Italia nel 2010 sia fra lo 1,5 e il 2%. È probabile, però, che anche nel resto di Europa ci sia stato un aumento di evasione analogo.
L'evasione sottrae al fisco anche redditi che non fan parte dell'economia sommersa. Così, il ministero dell'Economia ha rilevato, tramite il satellite, due milioni di unità immobiliari fantasma. Con una stima di 200mila euro per unità immobiliare, si tratta di 400 miliardi. Con un reddito del 3,5%, si tratta di circa 16 miliardi, un punto di Pil. Oltre a questi immobili fantasma, ci sono vani che non si possono osservare col satellite come i piani aggiuntivi e i restauri di edifici. Poi c'è la sottovalutazione dell’export, che consente di lasciare parte dei proventi, all'estero, per investimenti o per il rientro in Italia come prestiti esteri. Un sintomo di ciò, è dato dal fatto che una parte rilevante del nostro export è fatturato nel Lussemburgo, che ha 250mila abitanti, ma molte banche.
Insomma, non abbiamo il Pil per abitante della Germania, né la sua crescita del 2010, fra il 2,5 e il 3%. Ma non ne siamo così distanti come dicono i dati ufficiali.

E da ciò si possono trarre sia conclusioni positive (le cose non vanno tanto male), sia negative: con meno sommerso e meno evasione staremmo meglio, ma essi dipendono anche da regolamentazioni esasperanti, da pesi fiscali eccessivi, dalla sensazione che una parte dei denari dati al fisco sia spesa molto male.
Francesco Forte

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