Ecco la scoperta: il calcio non c'entra con la Sla

Uno studio finanziato dalla Figc apre finalmente una speranza di cura per i malati del morbo di Lou Gehrig: «La strada è lunga, ma è un giorno epocale. E il pallone non è la causa della malattia»

Scoperto un meccanismo che provoca la SLA: l'importante annuncio è stato dato questa mattina dai componenti della Commissione Scientifica della Figc che si occupa di questa malattia, nel corso di una conferenza stampa presieduta dal presidente Abete nella sala del Consiglio federale. Lo studio di un gruppo di ricercatori italiani, guidati dal professor Mario Sabatelli, neurologo e responsabile del Centro SLA del Policlinico Gemelli di Roma, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista medica internazionale «Human Molecular Genetics».
«Conosciamo questa malattia da 150 anni - ha sottolineato il prof. Sabatelli - ma non sappiamo cosa la provoca. Andando a studiare i geni predisponenti, abbiamo individuato il meccanismo o uno dei meccanismi legati alla SLA, ovvero la mutazione genetica del recettore dell'acetilcolina. Resta da individuare quale interazione inneschi il processo degenerativo delle cellule nervose». «Abbiamo individuato i difetti genetici - ha continuato il prof. Zeppilli, coordinatore della Commissione - e c me agiscono: ora sappiamo dove andare a cercare. Ci sono grandi prospettive, anche se non ci impiegheremo pochissimo tempo».
Lo studio ha riguardato 245 pazienti afflitti da SLA e sarà ripetuto su animali-cavie per poi arrivare ad una terapia. «Questa ricerca - ha sottolineato Zeppilli - ci ha permesso di trovare un modello reale, fino ad oggi solo teorico, di interazione tra fattori genetici predisponenti ed ambiente nella SLA. I recettori neurologici possono essere, infatti, bersaglio di numerose sostanze ambientali, come nicotina, pesticidi e tossine batteriche. Il calcio non fa venire la SLA, serve una forte predisposizione genetica e un'interazione con l'ambiente».
Un punto di partenza importante, con la Figc che è intenzionata a continuare nel finanziamento della ricerca, che necessita di ulteriori passi: «Siamo solo al primo piano - ha concluso Zeppilli -. La strada è ancora lunga, ma oggi è una giornata che segna una svolta epocale». La sclerosi laterale amiotrofica, chiamata SLA, o anche morbo di Lou Gehrig, (dal nome del giocatore statunitense di baseball che fu la prima vittima accertata di questa patologia), malattia di Charcot o malattia dei motoneuroni, è una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto (motoneuroni), sia centrali, sia periferici, a livello del tronco encefalico e del midollo spinale. Fu descritta per la prima volta nel 1860 dal neurologo francese Jean-Martin Charcot, da Gianluca Signorini ad Adriano Lombardi, ma non c'è solo il calcio nel novero di personaggi famosi colpiti dalla Sla. Oltre al capitano del Genoa, morto nel 2002, sono state falciate dalla malattia che lentamente immobilizza il corpo Luca Coscioni, esponente politico dei Radicali, l'attore inglese David Niven e Jimmy Johnstone, nazionale di calcio della Scozia.

Diverse le fondazioni che si occupano della ricerca, tra le quali quella di Stefano Borgonovo, ex giocatore tra l'altro di Milan, Fiorentina e della nazionale, che dalla sua sedia di assistenza lotta con tutte le forze per sconfiggere «la stronza», come la chiama l'ex compagno di Roberto Baggio. Di Sla e calcio si è occupato anche il procuratore torinese Raffaele Guariniello: dal 2004 al 2008 ha accertato che nel mondo del calcio ci sono stati ben 43 casi di SLA su 30.000 calciatori presi in esame.

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