Economia e tasse: il vuoto di Mirabello

Nel discorso di Gianfranco Fini a Mirabello c’è stato un grande vuoto riguardo alla politica economica e fiscale. Comincio con la questione tributaria, che si può sintetizzare nella frase «paghiamo meno, paghiamo tutti». Berlusconi e Tremonti stanno (...)
(...) svolgendo una lotta contro l’evasione fiscale, che si incardina nel contrasto a chi cela patrimoni e redditi nei paradisi fiscali, dopo che con lo scudo fiscale si è data la possibilità di nazionalizzare le proprietà occultate all’estero. A ciò si affianca il redditometro, che si basa sugli indici di tenore di vita, che fanno presumere un elevato reddito e dei patrimoni non dichiarati. Lunedì, sul Sole 24 Ore, il professor Lupi ha sostenuto che nel redditometro ci sono elementi di demagogia che lo rendono popolare, perché nell’immaginario collettivo il riccone che sfoggia l’automobile di lusso e le seconde case nei luoghi di turismo chic e paga poche tasse è un reprobo che va punito.
Io, come inventore del primo redditometro - in cui c’erano appunto le automobili di alto costo, le seconde case con il loro canone di affitto più meno elevato e altri indici analoghi di tenore di vita -, ritengo che questo strumento sia molto utile per controllare le dichiarazioni dei redditi. E ciò non solo al fine di recuperare il gettito evaso, in molti casi consistente, ma per dare a chi paga le imposte regolarmente la soddisfazione di non vedersi preso in giro da chi la fa franca, con la complicità del fisco. Le tasse, a differenza di ciò che afferma Padoa-Schioppa, che ha paragonato la linea attuale di Tremonti di rigore fiscale a quella del governo Prodi, non sono affatto «belle». Ma proprio per questo chi è costretto a pagarle deve vedere che si tratta di un dovere condiviso. Fra la lotta di Visco e Padoa-Schioppa contro gli evasori e quella attuale ci sono due differenze di fondo: la prima è che chi si mette in regola, con l’attuale regime, fruisce di condoni. La seconda è che il maggior gettito serve. Per ridurre le imposte, non per aumentare le spese. Poiché la Confindustria di Emma Marcegaglia e la Cisl di Bonanni faranno assieme un convegno sulla lotta all’evasione fiscale, sarebbe stata desiderabile una presa di posizione al riguardo dell’onorevole Fini, in specie con riferimento agli strumenti di lotta all’evasione appena indicati. Un altro tema, su cui nel discorso di Mirabello c’è stato un grande vuoto, è quello del federalismo fiscale, che costituisce il programma principale che unisce la Lega Nord al Pdl. In questo programma, vi è una tappa importante, consistente nella cedolare secca del 20% sulle case date in affitto, in cambio della regolarizzazione dei contratti che riguardano le proprietà immobiliari. Esistono ancora due milioni almeno di unità immobiliari di cui non si conosce chi ne è il reale proprietario e quale ne sia l’uso e a quali canoni di locazione. Con la cedolare secca sugli immobili in affitto, a favore dei Comuni accompagnata da sanatorie per le regolarizzazioni e multe per chi non si mette in regola, ha avuto inizio un’altra campagna di emersione dell’economia irregolare, che si combina con il federalismo fiscale. Fini è o no a favore di questa politica federalista?
Più in generale, la grande linea di divisione sulla questione meridionale è fra la fine dell’economia assistita, con il clientelismo e i sotterfugi, e le politiche di sviluppo, basate sugli esoneri fiscali anziché sulle sovvenzioni, sulle politiche delle grandi infrastrutture, con capitale privato, anziché degli interventi a pioggia, gestiti dalla burocrazia, e su una sanità basata sull’aiuto delle regioni «ricche» commisurato ai costi standard e il commissariamento per le amministrazioni che non rispettano le nuove regole. Nel discorso di Mirabello c’è stato un silenzio assordante sul contratto aziendale che Marchionne propone per la Fiat di Pomigliano e di Melfi e per il patto sociale basato sulla produttività, che la Confindustria e i sindacati liberi propugnano, con l’avversione e i distinguo della Cgil e di una parte rilevante della sinistra.

Fini deve rendersi conto che in queste faccende economiche non c’è una terza via e che la ragione per cui il Pdl esiste ed è insostituibile è che si tratta del baluardo conto il ritorno all’economia dei compromessi. E il federalismo che la Lega Nord sostiene è la grande occasione per liberare il Mezzogiorno dalla palude.

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