Economia, la nave Italia va

Le cifre a riguardo della disoccupazione, della cassa integrazione e del deficit pubblico confermano la validità della politica economica del governo e mostrano che la situazione è sotto controllo e che il nostro quadro è migliore, in diversi aspetti molto importanti, rispetto a quello degli altri Paesi dell’Europa e a quello degli Usa. In particolare ciò vale per la disoccupazione a novembre, che è arrivata all’8,3% dopo l’8,2% di ottobre, il dato più alto dall’aprile del 2004. Va chiarito che i mesi invernali hanno sempre tassi di disoccupazione più alti della media annuale e che quello di novembre di solito è peggiore di quello di dicembre. Ne consegue che per stabilire il livello della disoccupazione in Italia nel 2009 bisogna considerare non il dato di novembre 2009 da solo, ma nella media dei primi undici mesi.
Confrontiamolo con la media dei primi 11 mesi del 2007. Questo è l’anno in cui, nell’estate si raggiunse il livello di disoccupazione più basso da oltre venti anni a questa parte: il 6 per cento. Al 15 novembre la media del 2007 era pertanto di una disoccupazione solo del 6,3 per cento. Ebbene, nella media al 15 novembre del 2009 la disoccupazione è al 7,8 per cento. Ossia 1,5 punti in più. Ciò naturalmente è un dato negativo. Ma in una crisi economica senza precedenti da sessant’anni - quale quella che ha colpito l’economia mondiale dall’autunno del 1997 in poi - con il picco negativo nella prima parte del 2009, il risultato che si è registrato in Italia nel novembre 2009 è molto meno grave di quello degli altri Stati con cui ci confrontiamo. Infatti, nel complesso dell’Eurozona la disoccupazione è giunta nel novembre 2009 al 10%, contro il 9,9% di ottobre. Il livello di novembre 2009 è il peggiore dall’aprile del 1978.
Nell’Unione europea, nel complesso, la disoccupazione nel novembre 2009 è stata del 9,5% contro il 9,4 di ottobre. Dall’inizio della serie statistica europea nell’anno 2000 non si riscontra un livello così alto. Come si nota, l’aumento dello 0,1 da ottobre a novembre c’è sia nell’Eurozona sia nell’Unione europea, nel complesso, essendo un fattore stagionale. E la media di novembre in queste due aree è più alta della nostra rispettivamente dell’1,7 e dell’1,2%. Negli Usa la disoccupazione che era al 5% prima della crisi è balzata al 10 per cento.
Tra le ragioni per cui in Italia vi è stato un aumento di disoccupazione di meno della metà circa di quello registrato nel complesso dell’Eurozona e di circa la metà rispetto alla comunità nel complesso, emerge la politica del governo, che ha operato con la cassa integrazione ordinaria e straordinaria. Quest’ultima nel 2009 è quadruplicata rispetto al 2008. Ciò ha tamponato la disoccupazione e sta aiutando la ripresa. Il diagramma della cassa integrazione negli ultimi mesi dell’anno è in calo. La scelta di non spendere soldi del contribuente per politiche keynesiane di generica espansione della domanda, come qualcuno avrebbe voluto, e di usare, invece, le modeste risorse finanziare a disposizione per accrescere la dotazione della cassa integrazione, si è rivelata vincente. Con un ammontare di spesa aggiuntiva inferiore a quello stanziato si sono soddisfatte tutte le richieste, si è alleviato l’impatto della crisi sulla classe lavoratrice e si è sostenuta l’economia. E si è attuata una politica fiscale ortodossa, non interferente con il funzionamento del mercato.
Vediamo ora il terzo dato, quello dell’andamento dei conti pubblici. Il deficit è salito al 5,2 % del Pil alla fine del terzo trimestre. È il doppio del deficit/Pil del 2008. Un fatto non certo gradevole. Esso, però, non dipende da una dilatazione della spesa pubblica, né da una rilevante flessione delle entrate. Entrambe sono state tenute sotto controllo. Il dato si spiega soprattutto con la flessione del Pil, che è attorno al 4,8 per cento. Il quarto trimestre, tradizionalmente, quando non ci sono fattori anomali, dà luogo a un miglioramento dei conti pubblici, rispetto al terzo, in quanto in esso affluiscono le entrate dell’autotassazione connessa alla dichiarazione dei redditi di novembre, quelle dei conguagli di fine anno e quelle connesse alla crescita dei fatturati nel periodo natalizio. Il governo, nella Finanziaria, ha previsto un deficit del 5 per cento per il 2009.

Poiché qualche miglioramento di conti nel quarto trimestre può derivare dalla ripresa economica mentre lo scudo fiscale ha dato un gettito di uno 0,1% circa di Pil in più del previsto, è da presumere che anche l’obiettivo di contenere il deficit sul 5% sarà centrato. Chi commenta questi dati con toni pessimisti, o non li ha letti con attenzione o non è obiettivo.

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