Economia, le «ricette» degli esperti

«L’Europa non può competere con i Paesi dell’Asia dove non esistono vincoli»

Imprenditori, economisti, giornalisti, rigorosamente sostenitori di un liberalismo di matrice inglese, ma che si rifanno anche a quello più verace e made in Italy di Bruno Leoni, si sono dati appuntamento al Four Seasons di via del Gesù, invitati dall’imprenditore Adriano Teso e dalla moglie Laura per tentare di tracciare un’analisi sulla politica e sulle priorità del Sistema Italia.
«Mi interessa discutere con voi per tentare di tracciare un’analisi su un sistema che, come è emerso con chiarezza, cresce poco, ma non è in fase recessiva. A fronte di un’economia mondiale sviluppatasi del 5 per cento nel 2005, grazie soprattutto a Stati Uniti, Cina e anche Giappone, l’Europa è cresciuta solo del 1,3 per cento. L’Italia negli ultimi cinque anni è cresciuta di circa lo 0,7 per cento medio annuo, esattamente come è accaduto in Germania. Per il 2006 si prevede uno sviluppo attorno all’1,5 per cento», con queste parole Teso ha aperto il suo discorso ai suoi illustri ospiti: Cesare Romiti, Silvano Boroli, Annibale Brivio Sforza, Elio Catania, Sergio Dompè. Giorgio Fossa, Michele Perini, Lucio Stanca, Giampiero Cantoni, Stefano Preda, Santo Versace, Benito Benedini, Gianfranco Zoppas. Ad entrare maggiormente nel tema sono stati i direttori di giornali come Vittorio Feltri, Osvaldo de Paolini, Oscar Giannino, i quali tra l’altro sono riusciti a rendere comprensibile e divertente il tema dei tassi d’interesse, della disoccupazione, dell’innovazione tecnologica e della competitività industriale, il tutto condiviso anche da Carlo Lotteri dell’Istituto Leoni e Edoardo Croci della Bocconi. Giornalisti e imprenditori erano concordi nel dire ai 350 amici che senza industria manifatturiera, alimentare e del turismo non ci può essere un’economia vincente.
«Non esiste una terza via, in realtà la battaglia è fra una libera economia di mercato e una economia pianificata di stampo statalista.

Le difficoltà dell’Europa come continente stanno nella impossibilità dei suoi 300 milioni di cittadini di competere allo stesso livello con le forze nuove soprattutto dell’Asia per le quali non esiste alcun impaccio di natura sindacale, di mercato, di concorrenza, di protezionismo», così ha concluso Teso.

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