Anche Elettricità Futura strappa sulle rinnovabili

Addio a Free. La replica: "Scelta incomprensibile"

Anche Elettricità Futura strappa sulle rinnovabili
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Elettricità Futura, ovvero la principale associazione confindustriale del mondo elettrico italiano, ha deciso di uscire dal Coordinamento Free delle 23 associazioni nazionali delle fonti rinnovabili. L'addio, che sarebbe arrivato con il cambio di presidenza affidata a Gianni Vittorio Armani e l'insediamento della nuova dirigenza, è pesante considerando che Elettricità Futura rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico italiano. E infatti al Coordinamento Free non l'hanno presa bene: «In un momento storico nel quale il cambiamento climatico richiama il nostro Paese all'urgenza dell'azione e la transizione energetica sta diventando oltre che una priorità anche un'opportunità d'innovazione per l'industria italiana, la scelta di Elettricità Futura di lasciare il Coordinamento Free, storico punto di riferimento per le rinnovabili e l'efficienza energetica in Italia, risulta di difficile comprensione», si legge in una nota. Dove si auspica che, «anche se con strade diverse, si prosegua senza alcun rallentamento nel percorso di promozione delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energica».

La mossa segue di poche settimane l'esodo dalle grandi associazioni antiCo2 da parte dei giganti di Wall Street. A gennaio BlackRock, il più grande asset manager al mondo, ha annunciato l'uscita dalla Net Zero Asset Managers Initiative perché «ha causato confusione riguardo alle nostre pratiche e ci ha sottoposto a indagini legali da parte di vari funzionari pubblici», ha spiegato il vicepresidente Philipp Hildebrand in una lettera ai soci per motivare la decisione. L'anno scorso, lo stesso colosso guidato da Larry Fink aveva lasciato Climate Action 100+, un altro gruppo di investitori che si occupa di fare pressione alle aziende sulle emissioni di gas serra, ma solo a livello globale, mantenendo l'adesione della sua divisione internazionale. A seguire la stessa strategia sono stati altri big come Goldman Sachs, Wells Fargo, Citi, Bank of America, Morgan Stanley e JPMorgan.

Il dietrofront è stato accelerato dall'effetto Trump ma i giganti della gestione del risparmio hanno capito che insistere con gli investimenti sostenibili in società che seguono i cosiddetti criteri Esg non fa più guadagnare, anzi. Rischiano di rimetterci.

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