Sull'auto si è abbattuto lo tsunami Covid-19 i cui primi ingenti danni tangibili, al di là degli stabilimenti in gran parte chiusi in Europa, si conosceranno con i dati di vendita di marzo. Febbraio si è chiuso con un -7,2%, ma l'attenzione è tutta rivolta in direzione del futuro immediato. Andrea Cardinali, direttore generale di Unrae, ha fatto una prima stima: alla fine di marzo, l'Italia dovrebbe segnare un dato negativo record intorno a -80%, in pratica le vendite ammonterebbero a meno di 30mila unità rispetto alle 194mila di un anno fa. Ieri, nella conferenza stampa annuale sui conti di Bmw Group, rigorosamente trasmessa online, il presidente Oliver Zipse ha annunciato lo stop delle produzioni in Europa (e Sud Africa) per un mese, il tempo di chiusura di fabbriche più lungo rispetto ai concorrenti. Nelle prossime settimane a Monaco di Baviera decideranno eventuali provvedimenti analoghi per l'impianto negli Usa. E sempre Zipse non ha nascosto di attendersi un impatto «significativo» del coronavirus sui risultati 2020. «È una situazione straordinaria - ha osservato - e tutti noi siamo colpiti, anche personalmente. Ma pure in questa situazione inedita, dobbiamo mantenere la capacità di agire e prepararci al dopo pandemia».
Il top manager ha anche spiegato che «al momento non abbiamo difficoltà di fornitura; ed entro certi limiti, possiamo sostenere i nostri partner». Il tema delle forniture interessa da vicino la filiera italiana che ha nella Germania, insieme alla Francia, il più importante mercato di sbocco. «Sono ottimista che riusciremo a superare bene anche questa crisi, come si è fatto con quella del 2008», ha aggiunto Nicolas Peter, cfo di Bmw. Il primo semestre sarà comunque tabù per tutto il settore, visto che i concessionari sono per lo più chiusi ovunque. «Cerchiamo di essere digitalmente vicini ai nostri clienti - le parole di Zipse - e ci aspettiamo un aumento delle vendite una volta finita la crisi». Confermato, il piano quinquennale da 30 miliardi in ricerca e sviluppo.
In attesa, tra un mese, del punto su marzo, l'Europa fa i conti con un inizio di 2020 di per sé già pesante: -7,3%, cioè poco più di 2,2 milioni di veicoli immatricolati tra gennaio e febbraio. Ed è proprio del mercato tedesco (-10,3% il mese scorso), il più importante nel Vecchio continente, il calo più forte. «Per l'Europa - afferma il direttore generale di Unrae, Cardinali - l'outlook per il 2020, già negativo prima dell'inizio del dramma sanitario che il mondo intero sta vivendo, rischia di diventare insostenibile per la situazione economica e sociale che ne scaturisce: gravissima e senza precedenti. E ora c'è il fortissimo rischio per l'industria automobilistica europea di non raggiungere gli obiettivi di abbattimento della CO2, in vigore dal 2020, con il rischio di pagare multe onerose per l'interruzione delle catene di forniture di componenti elettrici. Una situazione intollerabile dal punto di vista finanziario con effetti pesantissimi sull'occupazione e il contributo finanziario del settore a tutta l'Europa».
Fca, che ha annunciato due settimane di stop delle sue fabbriche, incluse quelle in Polonia e Serbia, nel mese scorso ha segnato un calo del 7% (-6,8% nel bimestre, con una quota mercato del 7,1%). I ribassi più vistosi, in febbraio, riguardano Ford (-19,8%) e Groupe Renault (-14,3%).
I francesi di Psa, futuri sposi di Fca. hanno visto le vendite scendere dell'8,9%.Negli Stati Uniti, infine, General Motors e Ford chiuderanno gli impianti fino al 30 marzo, mentre da Fiat Chrysler Automobiles sono attesi aggiornamenti nelle prossime ore.
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