Bce: l'Italia rischia molto se non fa un vero risanamento

Monito di Francoforte: "Le riforme strutturali vanno attuate subito". Stesso monito anche per la Spagna. Disoccupazione record in Europa

All'Italia servono riforme strutturali. Ne sentiamo parlare da anni. Stavolta a ricordarcelo è la Bce, che nel suo bollettino mensile sottolinea che "un risanamento incompleto consentirebbe al massimo di stabilizzare il rapporto debito/Pil ai livelli attuali e non fornirebbe un margine di sicurezza adeguato in caso di andamenti macroeconomici avversi". Il monito di Francoforte riguarda anche la Spagna: se Roma e Madrid non rispetteranno gli impegni presi nell'ambito della governance europea daranno "immediatamente luogo a rischi considerevoli per la sostenibilità del debito".

Dalla Banca centrale europea arriva anche uno "zuccherino": se l’Italia centrerà pienamente gli obiettivi stabiliti nel programma di stabilità il rapporto debito/Pil raggiungerà il 123% nel 2012 per poi scendere al di sotto del 100% entro il 2020. Il dato risulta da una simulazione che si basa su alcuni scenari macroeconomici e sulle stime contenute
nell’ultimo aggiornamento del programma di stabilità del governo, per valutare la sostenibilità del debito pubblico del paese, che prevede il conseguimento del saldo nominale di bilancio nel 2014.

Dati negativi sulla disoccupazione

Nel bollettino della Bce si legge anche che "la dinamica negativa dell’ occupazione e le basse aspettative emerse dalle indagini suggeriscono un ulteriore incremento della disoccupazione a breve termine". Il tasso di disoccupazione nell’area dell’euro, sottolinea l’Istituto di Francoforte, ha continuato ad aumentare e si è collocato all’11,3% in luglio, il livello più elevato dall’inizio della serie nel 1995.

L’ultimo dato rappresenta un incremento del tasso di disoccupazione di 1,5 punti percentuali dall’aprile 2011, quando la disoccupazione ha ripreso ad aumentare. Le condizioni dei mercati del lavoro nell’area dell’euro, rileva la Bce, sono ulteriormente peggiorate negli ultimi trimestri, a causa della debolezza dell’attività economica.

 

 

 

 

 

 

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