Bce, Mario Draghi respinge l'assalto tedesco: il Quantitative Easing oltre il 2017 se necessario

Il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi ha respinto l'attacco tedesco che andava contro la sua politica monetaria espansiva e ha dichiarato che il quantitative easing proseguirà anche oltre dicembre "se sarà necessario"

Bce, Mario Draghi respinge l'assalto tedesco: il Quantitative Easing oltre il 2017 se necessario

La Banca centrale europea ha lasciato invariati i tassi d'interesse: il tasso principale rimane fermo al minimo storico dello 0,00%, quello sui depositi bancari a -0,40% e quello di rifinanziamento marginale a 0,25 per cento. Il consiglio direttivo della Bce "continua ad aspettarsi" che i tassi d'interesse di riferimento "rimangano ai livelli attuali o inferiori per un lungo periodo di tempo, e ben oltre l'orizzonte degli acquisti di asset netti".

Mario Draghi non cede dunque alle pressioni tedesche che chiedevano di porre un freno alla sua politica monetaria espansiva promossa e riduce a 60 miliardi al mese il ritmo degli acquisti di titoli da aprile a dicembre degli attuali 80 euro. Il quantitative easing potrà proseguire anche oltre dicembre e i tassi resteranno invariati al livello attuale o saranno più bassi per "un lungo periodo di tempo".

La Germania attacca così la linea promossa da Mario Draghi e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, nel corso di una conferenza a Berlino ha dichiarato che le misure di politica fiscale e monetaria hanno raggiunto il limite e più dura la fase dei bassi tassi di interesse più aumenta l'impatto sul settore finanziario. "Per questo - ha spiegato Schaeuble - pur nel rispetto dell'indipendenza delle banche centrali, sto propugnando un tempestivo avvio per l'uscita" dalla politica monetaria espansiva della Banca centrale europea. "Sarà piuttosto difficile ma deve essere fatto", ha aggiunto.

Intanto in conferenza stampa Mario Draghi dice che l'inflazione di fondo "è in ripresa" ma "è ancora necessaria una politica monetaria accomodante" per consolidare il processo di crescita dei prezzi verso l'obiettivo del 2%. Secondo lui i dati in arrivo indicano un aumento della fiducia sul mantenimento e l'allargamento della crescita economica. Per quanto riguarda l'Eurozona Draghi sottolinea che la ripresa in atto "rimane frenata dalla lenta applicazione delle riforme strutturali sulle quali i governi dell'area devono accelerare per aumentare la resilienza, ridurre la disoccupazione ed espandere la crescita potenziale".

"E' materialmente diminuita" quella "eterogeneità" tra i costi di finanziamento

dell'Eurozona che faceva sì che a spread elevati corrispondessero alti costi del credito. Draghi ha inoltre sottolineato che "i tassi sui prestiti in Italia e Spagna siano calati di più rispetto alla Germania e alla Francia".

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