Confindustria va all'attacco: "Dall'Ue misure inadeguate, il pil destinato a peggiorare"

Lo studio di Confindustria: "Le condizioni dell’area euro si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa"

Confindustria va all'attacco: "Dall'Ue misure inadeguate, il pil destinato a peggiorare"

Le condizioni dell’area euro "si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa", avverte il centro studi di Confindustria sottolineando che "le misure finora adottate da Bce e governi si sono dimostrate del tutto inadeguate". Per gli economisti di via dell’Astronomia "le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l’intera economia europea". È indispensabile "cambiare strategia". Per quanto riguarda il sistema Italia, nelle nuove previsioni che il Centro studi di Confindustria presenterà giovedì, si prende atto della peggiore realtà, con effetti netti su pil, mercato del lavoro e conti pubblici.

Secondo il Centro studi di Confindustria, è indispensabile cambiare strategia "mantenendo la barra dritta sul risanamento con misure strutturali che agiscano nel tempo e che non impediscano di sostenere nell’immediato la domanda, o per lo meno evitino di comprimerla ulteriormente rispetto a quanto già fanno le forze che agiscono in senso recessivo, quali lo sgonfiamento delle bolle immobiliari, la riduzione della leva dei sistemi bancari e l’aggiustamento dei bilanci familiari". Per Confindustria "l’impegno assunto nel vertice quadrangolare di Roma di un piano di rilancio pari all’1% del pil europeo va nella giusta direzione perchè riconosce implicitamente la necessità di mutare passo, anche se ha un che di deja vù non del tutto rassicurante". I tecnici di viale dell'Astronomia indica che "soprattutto, occorrono altre misure per fermare e invertire la disunione creditizia da tempo in atto e che sta provocando un violento credit crunch proprio nei paesi maggiormente impegnati nello sforzo di risanamento". Proprio per questo è cruciale l’esito del vertice europeo del 28-29 giugno.

Gli economisti di viale Astronomia avevano disegnato lo scorso dicembre uno scenario economico per l’Italia fondato sulla rapida soluzione dell’eurocrisi che avrebbe consentito il rientro, sebbene parziale, degli spread e messo in moto la ripresa già dai mesi estivi. "Un’assunzione dichiaratamente ottimistica. Le dinamiche - spiegano i tecnici - si sono rivelate, come temuto, decisamente meno positive sia sul fronte della domanda interna e della produzione sia su quello della finanza". Nel rapporto di fine giugno sulle previsioni economiche, che verrà reso noto giovedì prossimo, "contrariamente all’opinione di molti analisti e allo scetticismo degli investitori, si assegna, però - aggiunge il CsC - ancora un’elevata probabilità al rapido rilancio dell’Unione monetaria e si esclude l’uscita di qualunque paese dall’Eurozona, evento che innescherebbe incontrollabili reazioni a catena di natura economica e geo-politica". Cosicché, l’appuntamento con la ripresa viene solamente rinviato.

"Per la riduzione del debito corrente l’Italia sta facendo uno sforzo forse anche al di là delle proprie possibilità reali", ha commentato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. "L’obiettivo di azzerare il deficit in due anni - ha aggiuntp - comunque dimostra che stiamo facendo molto meglio di altri, anche se per 20 anni e forse più abbiamo fatto le cicale, ma non so per quanto tempo gli italiani e le nostre imprese possono resistere". Squinzi ha commentato anche l'attuale situazione politica spiegando che le imprese italiane hanno bisogno di buona politica che fissi gli obiettivi dell’Italia e anche dell’Europa. Durante un dibattito con il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, Squinzi ha sottolineato che la suaa impresa paga le tasse in decine di Paesi nel mondo, con una media di aliquota del 34%, mentre in Italia supera tranquillamente il 50%.

"Non è andando a prendere le targhe dei suv e a contare le barche nei nostri porti che recuperiamo il sommerso - ha spiegato - quello che serve sono provvedimenti strutturali e mirati, come il recente innalzamento della detrazione fiscale fino al 50% per le ristrutturazioni edilizie".

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