Adesso fate attenzione al Tfr: novità in arrivo per gli statali

Politiche formative di ampio respiro soprattutto per le competenze informatiche e digitali: ecco cosa attende gli smart worker della Pa. Attenzione al Tfr: a breve entrerà in vigore il silenzio-assenso sui fondi pensione

Adesso fate attenzione al Tfr: novità in arrivo per gli statali

Il silenzio-assenso sarà il nuovo meccanismo del pubblico impiego per aver diritto al Tfr, il Trattamento di fine rapporto, ai fondi pensione.

Cosa cambia

L'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran) ha convocato i sindacati per discutere la firma dell'accordo previsto dalla legge n.205 del 2017 ed introdurre il silenzio-assenso per tutti i neo assunti nei ministeri, nelle Regioni, negli enti locali e nella Sanità, al fondo Sirio-Perseo. Come riporta IlMessaggero, l'adesione fino ad oggi (su base volontaria) non ha riscosso tutto questo gran successo: 78 mila iscritti su 1,5 milioni di statali. Adesso, però, i neo assunti avranno sei mesi di tempo per dire se vorranno aderire al fondo o tenersi il Tfr: se non esprimeranno alcuna preferenza, il trattamento di fine rapporto sarà affidato automaticamente al fondo. Intanto, però, una forte polemica è scoppiata tra gli stessi statali quando Claudia Ratti, segretario generale di Confintesa Fp, ha sollevato il tema del mancato pagamento da parte dei datori di lavoro pubblici della quota aggiuntiva dell'1% al Tfr conferito volontariamente dai lavoratori al fondo Perseo. Questa situazione si sarebbe creata per un "buco normativo" rimesso subito a posto. In ogni caso, però, il fondo è ancora in attesa dei versamenti ai lavoratori sia per il 2019 che, in parte, anche per il 2020.

Nuove proposte anti-furbetti

Lo smart working nella Pubblica amministrazione potrebbe essere rivisto in funzione dell'attuale situazione pandemica con risvolti anche sui contratti dei dipendenti pubblici, regolamentandolo sotto il profilo economico, dei diritti e dei controlli anti-furbetti: la metà dei dipendenti pubblici si trovano a casa come stabilito dalle disposizioni emergenziali introdotte a ottobre e prorogate a più riprese, ma l'obiettivo del governo precedente era di alzare l'asticella ancora più su e rendere accessibile il lavoro agile almeno al 60% degli statali che possono lavorare da remoto, quota che l'attuale governo è pronto a dimezzare. In ogni caso, fino al 30 aprile sarà in vigore quanto stabilito dall'ex ministro per la pubblica amministrazione nel governo Conte, Fabiana Dadone, con tutte le criticità conseguenti alla non regolamentazione del lavoro agile casalingo. Chi potrà mettere ordine sono i Pola, i Piani organizzativi del lavoro agile, che le amministrazioni centrali avrebbero dovuto presentare entro la fine di gennaio (ma solo una su tre ha rispettato la scadenza). I Pola hanno lo scopo di estendere lo smart working almeno al 60% dei dipendenti che possono lavorare da remoto, una percentuale troppo alta per alcuni ministeri, (Giustizia e Trasporti), per la maggior parte dei Comuni e diverse Regioni.

Qual è il piano del governo

La priorità, comunque, rimane quella di rendere efficiente la Pubblica amministrazione e se lo smart working dovesse essere da intralcio verrà ridimensionato ulteriormente ed, in alcuni casi, addirittura azzerato in un incastro che dovrà vedere le performance delle Pa con quelle dei lavoratori agili.

Il piano del ministro Renato Brunetta per disciplinare lo smart working nella Pa comincia a prendere corpo: per diffondere il lavoro agile senza mettere a repentaglio la produttività sono previsti anche importanti investimenti sulla formazione e saranno disegnate politiche formative di ampio respiro, con particolare riferimento alle competenze informatiche e digitali.

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