De Agostini lancia l'Opa su Dea Capital. Sul tavolo 1,5 euro. Obiettivo delisting

Esborso atteso fino a 128 milioni. E il titolo balza del 28,8%

De Agostini lancia l'Opa su Dea Capital. Sul tavolo 1,5 euro. Obiettivo delisting

De Agostini lancia un'Opa su Dea Capital per togliere dal listino l'unica controllata del gruppo, quotata 22 anni fa. Si allunga così la lista degli addii a Piazza Affari registrati quest'anno, l'ultimo dei quali porta un nome di peso come Exor, che ha appena traslocato alla Borsa di Amsterdam mentre nella galassia Benetton, a Opa ormai conclusa, la prima a lasciare sarà Atlantia, seguita poi nel 2023 da Autogrill. Ancora più numerosi sono i delisting di quest'anno di società più piccole come Cerved, Falck Renewables e La Doria. Ma torniamo all'operazione De Agostini. Il gruppo di Novara presieduto da Lorenzo Pellicioli, che ha in mano oltre il 67% del capitale di Dea Capital, attraverso il veicolo Nova ha messo sul piatto 1,5 euro per azione per riprendersi anche il restante 32,156% del capitale con un esborso massimo di 128,59 milioni di euro cui farà fronte con mezzi propri, facendo ricorso ad apporti a titolo di capitale e/o finanziamenti soci. L'ammontare offerto rappresenta un premio di oltre il 31% rispetto agli 1,14 euro della chiusura di giovedì e l'effetto in Borsa è stato immediato: il titolo ha preso subito il volo verso il prezzo dell'Opa e ha concluso la seduta con un balzo del 28,8% a 1,47 euro. Nell'annunciare l'operazione De Agostini ha spiegato che il ritiro da Piazza Affari assicurerà a Dea Capital una maggiore flessibilità gestionale, oltre che un indubbio risparmio di costi. Da società non quotata, con una maggiore flessibilità operativa e organizzativa, sarà in grado di accelerare la sua strategia di investimento e di creazione di valore. E soprattutto di cogliere più facilmente opportunità di crescita. Del resto, una società quotata deve comunque confrontarsi con processi decisionali più lunghi, che evidentemente non erano più in linea con il corso aziendale attuale.

Approdata sul listino milanese nel 2000 come Cdb Web Tech e dal 2007 diventata Dea Capital, l'azienda negli ultimi anni ha cambiato pelle e modello di business. Da operatore di private equity, infatti, è diventata una piattaforma di alternative asset management (ossia di gestione di fondi) e, non dovendo più attingere al mercato per avere capitali da investire, la presenza in Borsa, dove da mesi gli scambi sul titolo sono al lumicino, non è più giustificata come una volta.

Qualora non si avverassero le condizioni per il delisting, l'addio a Piazza Affari verrà comunque realizzato tramite la fusione con Nova-De Agostini. Un po' come avverrà per Tod's dopo che non ha fatto il tutto esaurito l'offerta lanciata dall'azionista Diego Della Valle.

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