Il caso Carige potrebbe complicarsi (e non poco). L'esecutivo per mettere in atto il piano di salvataggio per l'istituto di credito ligure dovrà informare l'Antitrust Ue e successivamente ottenere l'ok dalla Commissione. Il decreto varato dall'esecutivo di fatto non costituisce un problema per la Commissione. Il decreto infatti indica la disponibilità del governo ad utilizzare alcuni strumenti con risorse pubbliche per stabilizzare l'istituto di credito. Ma di fatto non predispone l'emissione immediata di denaro. Nel momento in cui il governo decide di aprire i rubinetti deve informare in modo ufficiale l'Ue per poi chiedere il semaforo verde dalla Commissione. Nel complesso la sistuazione delle banche italiane, secondo la Commissione Ue è migliore rispetto al passato. Bruxelles spinge perché vengano ridotti i crediti deteriorati che nel sistema italiano sono sopra la media Ue.
La Commissione tuttavia è stata in contatto con il governo italiano sul decreto per Carige e si è detta pronta a discutere le misure previste per stabilizzare la banca all’interno del quadro di regole Ue. In alcuni casi particolari, se un governo ricorre a aiuti pubblici per sostenere le banche, le regole europee esigono il bail-in degli investitori privati. Questo potrebbe portare alla perdita dei depositi che superano il tetto dei 100mila euro.
L’autorizzazione della Commissione dovrebbe essere necessaria anche in caso di vendita dei crediti deteriorati (Npls) a una società detenuta dal Tesoro come Sga (Società per la Gestione di Attività). Uno scenario che ormai è quasi alle porte...
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