Fondazione Crt si schiera ufficialmente con Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio nella battaglia su Generali. E, mentre si alza la tensione, anche a Roma iniziano a guardare il dossier del gruppo che custodisce 60 miliardi circa di debito pubblico italiano.
L'istituzione torinese, che ha partecipazioni anche in Unicredit, Banco Bpm e Atlantia, ha portato l'1,232% detenuto nella compagnia assicurativa al patto di consultazione stipulato una settimana fa dai due imprenditori. Il capitale vincolato dal patto sale così al 12,334% di Generali, a un soffio dalla quota detenuta da Mediobanca (12,93%). E potrebbe aumentare ancora. Non solo per lo shopping dei pattisti, che si sono impegnati a comunicare gli acquisti e a evitare il rischio di Opa. Il mercato punta a Edizione, holding della famiglia Benetton (al 3,97% del capitale).
Gli schieramenti si stanno scaldando in vista di un'altra settimana campale. Il comitato nomine si è riaggiornato il 24 settembre, per la verifica di questioni procedurali per l'avvio dei lavori relativi alla presentazione della lista del cda in assemblea, tema su cui su cui il board è chiamato ad esprimersi il 27 settembre. Martedì scorso otto consiglieri sui dodici convocati hanno accolto con favore la disponibilità dell'ad Philippe Donnet al terzo mandato nel caso di una lista del board. Strada quest'ultima sostenuta da Mediobanca e De Agostini (all'1% circa del capitale).
Al contrario i pattisti criticano la gestione di Donnet ritenuta troppo timida nel rafforzamento del gruppo a livello internazionale.In questo scenario il rischio di arrivare alla conta dei singoli voti in assemblea è evidente con i fondi (al 40,3%) e gli investitori privati (al 23,6%) aghi della bilancia di una partita quanto mai complessa.
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