Asse tra Arnault e Lagardere nell'editoria francese. Il Gruppo Arnault, holding di Bernard Arnault, azionista di maggioranza di Lvmh acquisirà circa un quarto del capitale della holding personale di Lagardere (Lcm): il 27% del capitale, per circa 80 milioni, entro settembre. L'annuncio arriva a breve distanza dal rinnovo anticipato di Arnaud Lagardere (figlio del patron) a guida del gruppo omonimo, deciso l'altro ieri con sei mesi di anticipo rispetto a una scadenza prevista per marzo. La mossa del consiglio di sorveglianza della società, che controlla diversi media fra cui il gruppo Hachette, non è casuale e giunge in un momento di confronti tesi fra i soci del gruppo.
Se, infatti, Vivendi e Amber Capital sono rispettivamente il primo e il secondo maggiore azionista di Lagardere con il 23,5% e il 20% del capitale, lo statuto atipico della società in accomandita per azioni permette ad Arnaud Lagardere di conservare il controllo del gruppo con appena il 7% delle azioni. Vivendi e Amber (critici nei confronti della gestione del figlio del patron) hanno così firmato, pochi giorni fa, un patto per tentare un ribaltone in cda. Obiettivo: chiedere quattro posti su nove nel consiglio di sorveglianza.
Un'alleanza inattesa, quella tra il gruppo controllato da Vincent Bollorè e il fondo attivista, visto che proprio il finanziere bretone, in maggio, era stato chiamato tra gli azionisti della Lcm in difesa della società stessa contro gli attacchi di Amber. Lagardere si era circondato di alcuni pesi massimi della finanza francese, tra cui il finanziere Marc Ladreit di Lacharriere, con una quota inferiore al 5%, e appunto Bollorè con Vivendi, che ha acquisito il 10% del capitale.
Il «tradimento» di Bollorè, non nuovo a questi exploit (vedi scalata a Mediaset dopo il dietro front sull'acquisto di Premium), ha spinto il cds a rinnovare in anticipo il figlio del patron alla guida del gruppo, e Arnault e Lagardere a fare fronte comune. Due mosse che, per ora, disinnescano la mina Amber-Vivendi.
Va ricordato, però, che prima ancora dell'affondo di Bollorè, i conti della holding personale di Lagardere sono stati oggetto di attacchi da parte di Amber: il fondo ne ha ottenuto la pubblicazione, ma solo rivolgendosi al tribunale commerciale di Parigi e dopo un lungo periodo in cui Lagardere non aveva ottemperato alla decisione dei giudici. La società non gode di buona salute: nel primo semestre il gruppo, complice la pandemia da Coronavirus, è reduce da un calo netto dei ricavi, pari al 38%, che ha portato il fatturato a poco più di 2 miliardi, facendo finire in rosso il gruppo sia a livello di perdita netta, pari a 481 milioni, che di margini. Per non parlare di un indebitamento complessivo che grava sul gruppo per 214 milioni. È quindi molto probabile che ora la coppia Amber-Vivendi possa studiare una nuova mossa (anche legale) per mettere sotto i riflettori il governo del gruppo.
A spingere Bolloré al cambio di rotta e all'alleanza con Amber non sarebbero stati, però,
solo i numeri. Secondo indiscrezioni, a irritare il patron di Vivendi sarebbe stato un interesse personale: lo stop alla vendita di tre radio (Europe 1, RFM e Virgin) per il cui acquisto il finanziere era in pole position.
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