I Distretti fanno il pieno di ricavi (+25%). De Felice: "Meglio della Germania"

Bene anche l'export. Le sfide ambiente, tecnologia e governance

I Distretti fanno il pieno di ricavi (+25%). De Felice: "Meglio della Germania"

Dopo la battuta d'arresto del 2020 (-14,5%), lo scorso anno il fatturato delle imprese manifatturiere distrettuali italiane è balzato del 25,2%, superando del 4,3% i livelli pre-pandemia del 2019. È quanto emerge dalla quattordicesima edizione del Rapporto annuale sull'economia e finanza dei distretti industriali realizzato dalla direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.

Un contributo importante, sottolinea lo studio, è venuto dalle esportazioni che nel 2021 hanno sfiorato i 133 miliardi, «toccando un nuovo record storico». Tra i settori, solo la Moda non ha ancora recuperato quanto perso nel 2020. E l'elevata competitività dei Distretti a livello internazionale è confermata anche quest'anno: nel primo trimestre l'export è aumentato del 19,3%, con punte superiori al 20% in molte regioni, e il confronto con i livelli pre-pandemici mostra un progresso del 16%.

Le difficoltà di approvvigionamento di materie prime ed energia proseguiranno, ma le imprese italiane hanno la forza per rispondere a questo momento complicato, ha sottolineato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro notando come il gruppo abbia erogato nei primi cinque mesi dell'anno 15 miliardi di credito alle Pmi» e questo le aiuterà ad innovarsi. «Il dato è che i distretti italiani stanno andando meglio dell'intera economia tedesca», rimarca Gregorio De Felice, chief economist Intesa Sanpaolo. Un risultato - spiega - raggiunto dall'Italia anche grazie a quello si può chiamare «capitalismo di territorio» ma anche al fatto che «stiamo innovando molto», che abbiamo «prodotti di alta qualità» e che «abbiamo catene del valore più ristrette rispetto a quelle tedesche».

Di certo, nota lo studio, l'invasione russa in Ucraina ha modificato lo scenario macroeconomico, «che è complesso e incerto». Le imprese, infatti, affrontano «prezzi delle commodity volatili ed elevati che possono mettere in pericolo i loro» bilanci. È poi venuto meno, almeno adesso, il mercato russo e ucraino, che nel 2021 per i Distretti valeva 3,2 miliardi (2,4% del totale). In termini di valore le regioni più esposte sono il Veneto (805 milioni), la Lombardia (771 milioni) e l'Emilia-Romagna (531 milioni), mentre come incidenza spiccano Umbria (10,8%) e Marche (5,7%).

Il rapporto evidenzia poi le aree di possibile miglioramento, dato che «le filiere distrettuali potranno continuare a rappresentare un fattore di competitività» solo se gli attori sapranno

rinnovarsi e rafforzare le loro relazioni strategiche, attraverso un'accelerazione degli investimenti in innovazione e tecnologia anche green, un consolidamento dimensionale, l'inserimento di nuove competenze in azienda.

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