I grandi istituti avranno più peso nei nuovi vertici Abi

La chiusura positiva della vertenza potrebbe portare a una riconferma di Patuelli o a un ritorno al comando dei big

I grandi istituti avranno più peso nei nuovi vertici Abi
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La sigla del nuovo contratto bancario con scadenza 2026 apre un nuovo capitolo per l'Abi. L'Associazione bancaria italiana, infatti, sarà chiamata a nominare il nuovo vertice visto che il quinto mandato dell'attuale presidente Antonio Patuelli terminerà nel prossimo luglio. La procedura avrà inizio a breve visto che il comitato esecutivo sarà chiamato a nominare i cosiddetti «saggi» che dovranno coadiuvarlo nella designazione della leadership. Non è affatto escluso che Patuelli possa essere ulteriormente rinnovato visto che lo statuto dell'associazione prevede che si possa derogare ai quattro mandati biennali con il voto favorevole dei tre quarti dell'esecutivo.

Ma è proprio la dialettica del rinnovo contrattuale che modifica lo scenario. Nello scorso febbraio, infatti, Intesa Sanpaolo revocò la delega sindacale al Casl a causa delle frizioni suscitate dal confronto. In ogni caso, Ca' de Sass ha successivamente partecipato al tavolo, sebbene per conto proprio, ma la chiusura della vertenza (agevolata anche dalla responsabilità delle controparti, a partire dalla Fabi) ha determinato una ricomposizione, testimoniata proprio dalla sottolineatura effettuata dalla stessa Intesa, dell'importanza del contratto nazionale. Tutta un'altra musica rispetto alla scorsa primavera quando la scissione era un'ipotesi concreta.

Adesso questa rinnovata armonia può determinare due esiti. La conferma di Patuelli con una presenza «forte» di Intesa nel Casl e, in questo caso, si alternerebbe a Unicredit che lo presiede con Ilaria Dalla Riva. Lo scenario alternativo è rappresentato dal ritorno delle grandi banche al vertice dell'associazione.

Negli ultimi 25 anni solo Mps con Giuseppe Mussari ha rotto la consuetudine di vertici espressione dei piccoli istituti in grado di mettere d'accordo tutti. In questo caso, i candidati naturali sarebbero i presidenti di Intesa, Gian Maria Gros-Pietro, di Unicredit, Piercarlo Padoan e di Banco Bpm, Massimo Tononi.

GDeF

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