Investire dopo la stretta Bernanke

Investire dopo la stretta Bernanke

La scorsa settimana le Borse hanno subito forti perdite (dal -4,1% di Piazza Affari al -4,1% di Shangai, dal -3,7% dello Stoxx Europa fino al -2,3% dell'indice S&P500 di Wall Street), prolungando la discesa in atto da metà maggio. Gli investitori temono, dopo l'avvertimento promunciato dal presidente della Federal Reserve Ben Bernanke, che un rafforzamento dell'economia Usa possa favorire la riduzione del programma di aiuti ai mercati prima del previsto. Che cosa può fare allora un piccolo investitore per proteggere i propri risparmi, senza dover parcheggiare tutto nella cosiddetta «liquidità»? Un aiuto viene dai fondi comuni e dai «Pac» (i piani di accumulo), che consentono di diversificare i rischi anche con pochi capitali.
Bene la Borsa, ma «a rate»
È probabile che la correzione non si sia ancora esaurita. Va quindi messa in conto una certa volatilità dei prezzi che potrebbe portare a qualche rimbalzo momentaneo, seguito da nuove frenate. In questo scenario, il consiglio è quello di usare i «piani di accumulo» oppure una strategia di acquisto in più tranche: per esempio frazionando l'investimento una volta alla settimana o 15 giorni in modo da mediare il prezzo e quindi il rischio. Per quanto riguarda le aree geografiche più interessanti, in prima fila resta l'Europa che, nonostante i suoi problemi di crescita, è ampiamente sottovalutata rispetto alle altre aree geografiche mentre in seconda battuta, c'è Wall Street che viene considerata la piazza finanziaria più solida dagli investitori internazionali: in entrambi i casi, è possibile ipotizzare fra 12 mesi un rendimento del 10% con i dividendi attesi. Per quanto riguarda invece le azioni di Tokyo, le possibilità di un ulteriore rialzo ci sono ma mettendo in conto anche nuove brusche cadute (dopo il -7,32% del 23 maggio e il -6,35% del 13 giugno) mentre le Borse emergenti sono al momento quelle più a rischio: meglio aspettare settembre.
Un po' di estero nei Titoli di Stato
Chi ha titoli di Stato italiani deve valutare due cose. La prima è se sono l'unica tipologia di titoli governativi in portafoglio: in questo caso, il consiglio è quello di diversificare circa la metà in altri bond pubblici puntando, soprattutto, su fondi governativi Usa, e su fondi governativi internazionali e, in parte, su fondi governativi in franchi svizzeri. Il secondo aspetto da verificare riguarda la tipologia di titoli: Bot, Ctz e Btp con scadenza di 3-4 anni massimi si possono mantenere fino a scadenza perché offrono al momento un buon rapporto tra rischio e rendimento (dal 2% al 3%). Per i titoli che invece scadono dal 2018 in poi, è bene ricordare che al crescere della durata residua aumenta l'esposizione a forti oscillazioni dei prezzi: basti pensare, ad esempio, che la scorsa settimana il prezzo del Btp decennale (scadenza maggio 2023) è sceso del 2,2% a fronte di un aumento dei tassi solo dello 0,28 per cento.
Obbligazioni, bisogna diversificare
È opportuno ampliare il più possibile la gamma di titoli in portafoglio. La correzione non ha risparmiato infatti né i corporate bond, né i titoli ad alto rendimento (e ad alto rischio) e neppure quelli inflation linked. Proprio per questo un giardinetto a reddito fisso composto per una quota in fondi corporate bond euro, in fondi high yield euro e in fondi high yield Usa, e in fondi inflation linked permette di cogliere alcune opportunità che già si sono create. Meglio però non investire tutto subito e frazionare gli acquisti ogni settimana o ogni 15 giorni, soprattutto, sui fondi high yield che sono quelli con i prezzi più ballerini: tale tecnica potrebbe aggiungere un paio di punti di rendimento al portafoglio.
Valute, tornerà il «Re dollaro»
Secondo gli esperti, nei prossimi mesi il dollaro Usa è destinato a rivalutasi rispetto all'euro.

Ne deriva che la strategia per ottenere un buon ritorno da questo scenario è puntare su fondi monetari in dollari Usa che potrebbero arrivare a guadagnare fino al 6% cavalcando il trend di ripresa del biglietto verde il cui cambio con l'euro, dall'attuale 1,318 povrebbe scivolare fino a 1,24 nel primo trimestre 2014.

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