Kkr offre 20 miliardi, Tim prende tempo

Il cda si aggiorna al 24: "Aperti ad altre proposte". Il titolo vola in Borsa (+9,5%)

Kkr offre 20 miliardi, Tim prende tempo

ll fondo americano Kkr tenta il colpaccio su Tim con un'offerta a sorpresa, la seconda in un anno e mezzo. L'affondo, al vaglio del cda riunito ieri in tarda serata a Roma e riaggiornatosi il 24 febbraio, potrebbe essere accolta o respinta dai primi azionisti: la francese Vivendi (23,7%) e Cassa depositi e prestiti (10%). Ma in ogni caso ha il merito di aver sbloccato il dossier. Iniziano infatti ora 20 giorni trattative.

A differenza del novembre 2021 (quando fu presentata la prima offerta) questa volta il fondo americano non vuole l'intero gruppo, ma solo la rete: ovvero l'infrastruttura che da Nord a Sud connette il Paese (famiglie e imprese) a Internet. Un asset strategico da mesi oggetto di un riassetto voluto dall'ad Pietro Labriola che punta a valorizzarlo per rimettere in ordine i conti Telecom. In parallelo questa operazione potrà poi dare vita a una rete unica nazionale.

Allo scopo, il gruppo è stato idealmente diviso in Netco (oggetto di Opa) e Servco (i servizi). Dopo diverse ipotesi che si sono susseguite nel corso delle legislature, il governo Meloni ha detto di volere una rete a controllo pubblico per l'interesse nazionale, pur non chiudendo la porta a eventuali investitori stranieri. Ma nulla si era ancora mosso. Così mercoledì Kkr ha presentato un'offerta non vincolante che dovrebbe aggirarsi sui 20 miliardi (e includere Fibercop e la partecipazione in Sparkle), bruciando sul tempo eventuali rivali e accendendo Tim in Borsa: +9,54%, a 0,287 euro. Un buon rally, ma va detto che il titolo nell'ultimo anno ha quasi dimezzato il proprio valore e dall'ultima offerta Usa la capitalizzazione del gruppo è scesa da 7,5 a 6,1 miliardi. Indipendentemente dall'esito, l'offerta di Kkr mette un punto fermo. Forzando la Cassa a muovere (o meno) su Tim con un'offerta. Da tempo si aspetta che il governo tramite Cdp si faccia avanti su Tim. E integri il tutto con Open Fiber, l'azienda che opera nella fibra e di cui la Cassa ha il 60% e Macquarie il 40%.

Da definire, secondo quanto riportato dalla stessa Tim, è poi la quota che il fondo acquisirebbe e non ultimo chi sarà il suo partner. Potrebbe insomma lasciare spazio, sottolinea Intermonte, a un coinvestimento di Cdp o di un altro soggetto pubblico, come F2i o Poste. D'altra parte Kkr ha un certo feeling con Tim, visto che è già socio di Fibercop (37,5%), a cui fa capo la rete in rame.

Improbabile però che il governo non detti le sue condizioni. Non per altro ieri, ha fatto sapere di «seguire con attenzione l'offerta» reputando «centrali la salvaguardia dei livelli occupazionali e la sicurezza di una infrastruttura strategica quale la rete». In soldoni, il governo ha in mano la pesante carta del golden power. Al di là delle scelte di natura politica, un altro dei punti da superare è il valore da riconoscere alla rete.

Secondo fonti vicine a Tim, l'offerta Kkr valuta l'intera Netco 20 miliardi, meno dei 31 miliardi ipotizzati da Vivendi, ma più dei 15 stimati da Cdp. In questo quadro, il cda di Tim ha fatto sapere ieri di «valutare ogni eventuale alternativa» si concretizzi nei prossimi venti giorni.

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