A rischiare sono maggiormente le piccole banche e le microimprese che potrebbero pagare un prezzo decisamente alto per la scadenza delle moratorie concesse nel momento in cui è cominciata la pandemia da Covid-19. A lanciare l’allarme è l’Associazione bancaria italiana (Abi) che ha evidenziato come ci siano tra i 25 e i 27 miliardi di euro di prestiti da restituire e le aziende non sono in condizioni di farlo, anche perché siamo in piena emergenza Coronavirus e l’effettiva ripresa non è mai avvenuta. È partita già da tempo la richiesta al governo da parte degli istituti di credito, anche loro in difficoltà, per garantire la proroga delle garanzie sulle moratorie, scadute lo scorso 31 dicembre, ma il consiglio dei ministri, almeno fino a questo momento, sembra essere distratto da altri temi in discussione nelle ultime settimane.
Il timore delle imprese e delle banche è che oramai si sia fuori tempo massimo, dato che il 24 gennaio di comincia a votare per l’elezione del presidente della Repubblica e il Parlamento sospenderà le altre attività. Una ulteriore tegola, come riporta il quotidiano la Stampa, potrebbe essere rappresentata da un’eventuale elezione a capo dello Stato dell’attuale premier Mario Draghi. Questa ipotesi finirebbe per allungare ulteriormente i tempi, poiché si andrebbe verso la crisi di governo e a quel punto il rallentamento sarebbe inevitabile e di durata variabile. Ecco perché, come già anticipato da ilgionale.it, l’Abi ha scritto una lettera accorata al presidente Draghi e alla Banca d’Italia.
Il fatto che il campanello d’allarme dell’Associazione bancaria italiana sia stato raccolto, fino a questo momento, solo dal viceministro all’Economia Laura Castelli non è un segnale positivo. L’esponente del governo, in ogni caso, ha fatto sapere che si impegnerà per far prolungare le moratorie attraverso un emendamento nel Milleproroghe attualmente all'esame del Parlamento. Un segnale debole che non rassicura le aziende e gli istituti di credito. Senza i sostegni economici e le agevolazioni sui prestiti le prime a cadere saranno le imprese più piccole, le quali erano già in affanno nel periodo precedente al Covid-19.
La strada intrapresa dal governo non fa sorridere gli imprenditori, i quali non riceveranno più aiuti gratuitamente. Dal prossimo mese di aprile, si potranno ottenere le garanzie necessarie a sopravvivere solo pagando una commissione al Fondo e da inizio anno gennaio la copertura sui finanziamenti fino a 30 mila euro passa dal 90 all'80%.
Troppo poco per le banche che anticipano la chiusura di diverse imprese. Per l’Abi si dovrebbe continuare a fornire gli stessi sostegni della prima fase della pandemia; solo in questo modo si potranno evitare i fallimenti di tante aziende in grave difficoltà economica.
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