L'autoriciclaggio diventerà reato attraverso una nuova legge

L'autoriciclaggio è una particolare forma del riciclaggio di denaro di provenienza illecita, e rappresenta il reato commesso dallo stesso individuo che ha ottenuto tale denaro in maniera illegale. Nonostante ne sia stata raccomandata con insistenza l'opportunità di una sua immediata introduzione nel nostro Codice penale anche da parte di alcuni tra i più autorevoli soggetti economici nazionali ed esteri (Fmi, Commissione Ue, Banca d'Italia), l'autoriciclaggio ne resta tuttavia ancora estraneo. Una lacuna ancora più grave alla luce dei dati diffusi dall'Unità di informazione finanziaria (Uif) della Banca d'Italia. Nel 2013 e nei primi sei mesi del 2014 sono aumentate in modo significativo le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco: l'importo complessivo segnalato lo scorso anno è di 84 miliardi, mentre nel primo semestre di quest'anno sono pervenute oltre 38.000 segnalazioni di operazioni sospette (+23% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso). Però nell'ordinamento italiano è rilevante sotto il profilo penale solo l'attività di riciclaggio adottata da un soggetto diverso dall'autore della condotta illecita che ha ottenuto i proventi in questione, e non è pertanto prevista la punibilità di chi occulta direttamente i proventi del delitto che egli stesso ha commesso, cioè il cosiddetto autoriciclaggio.


Quest'ultimo dovrebbe però essere configurato nella proposta di legge sul rientro dei capitali dall'estero («Voluntary disclosure») in via di approvazione presso la commissione Finanze della Camera che, in base alla prima stesura, punisce con la reclusione da quattro a dodici anni e con la multa da 5mila a 50mila euro chiunque commette il reato di autoriciclaggio.
Nello stesso testo, però, chi si autodenuncia come evasore nel periodo tra l'entrata in vigore della legge e la data di presentazione della richiesta di collaborazione volontaria non sarà perseguito penalmente.

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