Il leader leghista attacca il premier. Ma Padoan resta ottimista: «Taglio delle tasse in arrivo»

nostro inviato a Cernobbio

È stata la giornata dei ministri e dei rappresentanti dell'opposizione a caratterizzare ieri la chiusura del Forum Ambrosetti a Cernobbio. Applausi per tutti, a eccezione dei Cinque Stelle che non hanno convinto la platea degli imprenditori. Alla sfilata dei membri più importanti del governo, dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a quello del Welfare Giuliano Poletti (e poi Orlando, Boschi, Madia, Giannini) ha fatto da contraltare l'intervento del leader della Lega Matteo Salvini. Come da copione, in primo piano sono state gli annunci fatti dal premier Matteo Renzi il giorno precedente.

«Stiamo uscendo a testa alta da questa recessione», ha esordito Padoan affermando di condividere appieno l'intervento del presidente del Consiglio. «Siamo all'inizio di un ciclo positivo e dall'anno prossimo il debito inizierà a calare». Il ministro ha ammesso che c'è una «congiuntura esterna favorevole ma anche una componente interna» e, elencando i dati positivi del Pil e del mercato del lavoro, ha detto «che questi numeri dureranno». In primo luogo perché le «famiglie hanno ripreso fiducia e lo dimostra la crescita della domanda interna. Una fiducia che va concretizzandosi grazie anche alla maggiore occupazione». Padoan ha insistito sulla necessità delle riforme da fare e sul successo di quelle realizzate, come il Jobs Act definito «un cambiamento strutturale». Non poteva mancare la conferma dell'annuncio sul taglio delle tasse. «I tagli sono una colonna della strategia del governo, che è cominciata nel 2014 con gli 80 euro e che continuerà fino al 2018. Per prima la tassa sulla casa che riguarda l'80% degli italiani». Dopo la casa saranno abbattute anche le imposte sul lavoro per ridare competitività delle imprese. Ma come si copre tutto ciò? La ricetta a parole è semplice: «Continuando a risanare la finanza pubblica. L'indebitamento continua a calare e il debito scenderà dall'anno prossimo», ha assicurato. Insomma, spending review e minori interessi perché i mercati hanno fiducia.

«Datemi un po' di tempo - ha chiesto il ministro dell'Economia - Sappiamo tutti che le riforme strutturali richiedono tempo per dare i loro frutti. Direi che siamo all'inizio di un ciclo positivo».

Sull'altro fronte, invece, abbiamo visto un Salvini di lotta e di governo. Giacca e cravatta, look inusuale, il segretario della Lega ha usato toni da aspirante premier davanti alla platea di imprenditori, che hanno apprezzato il suo intervento. «Non pensiamo certo di arrivare al governo parlando di ruspe nei campi rom. Non è quello l'unico problema italiano, altrimenti non sarei qui», ha esordito Salvini, non risparmiando frecciate al capo del governo. «Non mi interessano i retroscena su quello che è successo qui con lui - ha osservato - Io dico che aveva ragione tre anni fa quando, da sindaco, definiva il patto di Stabilità “un patto di stupidità”. Allora c'erano 11 miliardi fermi nei Comuni, oggi sono diventati 20 e vanno sbloccati, anche se Bruxelles non gradisce». Davanti agli imprenditori, Salvini ha deciso così di dare spazio alle ricette economiche e fiscali. «Vogliamo liberare risorse e agevolare il mercato» e perciò importante togliere il tetto di mille euro ai contanti e introdurre «una flat tax al 15 per cento», ha sostenuto il leader leghista, confermando che la Lega è favorevole all'abolizione delle tasse sulla prima casa. «Renzi farebbe con tre anni di ritardo quello che avevamo fatto noi al governo. Come faccio a non votare una cosa che abbiamo fatto noi?».

Appena lasciata la sala convegni, Salvini ha commentato con i giornalisti la giornata. «Missione compiuta, una mattinata positiva. Renzi il prossimo anno non sarà più qui come presidente del Consiglio», ha detto, aggiungendo anche qualche battuta sull'immigrazione. La cancelliera Merkel «ha dovuto aspettare migliaia di morti per fingere di svegliarsi e poi sceglie lei chi accogliere.

Non esiste, non siamo servi, se siamo in Europa da pari, gestiamola da pari, altrimenti facciamo da soli». «Un conto sono le commedie, un conto la vita vera - ha concluso commentando gli applausi dei tedeschi all'arrivo dei profughi - Provate ad andare a fare gli applausi in Stazione Centrale alle nove di sera».

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