Novanta persone, tra operai e impiegati, rischiano di perdere il proprio posto di lavoro nell'italiana Caffarel a causa dei comportamenti della multinazionale svizzera Lindt & Sprungli.
La Caffarel nasce circa due secoli fa e da sempre ha rappresentato un'eccellenza italiana nel mondo del cioccolato, in particolare, oltre che per la qualità, per i gianduiotti. Nel 1998, quando stava per imporsi anche nel mercato globale, è stata acquistata da Lindt & Sprungli, una multinazionale svizzera. L'unione è andata avanti per ventitré anni senza intoppi ma oggi le cose sono cambiate. La multinazionale, come spiega anche il Corriere.it, invece di investire e rilanciare la Caffarel, come accaduto a tante imprese italiane controllate all'estero, si sta approfittando del fisco, ovviamente attraverso comportamenti legali ma di certo più opportunista che altro.
A rimetterci sono novanta operai e impiegati a Luserna San Giovanni, vale a dire un quarto dei dipendenti dell'impresa italiana. Nonostante sia molto chiaro ai sindacalisti, i quali hanno avuto colloqui con l'azienda nei giorni precedenti all'Unione industriale di Torino, che a breve si procederà agli esuberi, dall'azienda non confermano. "Al momento Caffarel non è in grado di confermare i 90 esuberi. A causa delle perduranti difficoltà, aggravate dalla pandemia, abbiamo dovuto decidere di ottimizzare alcune strutture e processi interni. Lindt & Sprungli sta esaminando tutte le soluzioni disponibili per rivitalizzare il marchio" è stato il commento di un portavoce. Di certo, nei fatti, l'unica cosa certa è il comportamento irrispettoso nei confronti dei lavoratori testimoniato, ad esempio, dall'amministratore delegato di Caffarel Benedict Riccabona il quale, il giorno dei colloqui con i sindacati, ha preso le ferie e non si è presentato. L'austriaco Riccabona è stato per diverso tempo responsabile di Lindt in Cina. Sono due anni però che amministra Caffarel e in questo periodo, a dimostrazione dell'interesse, non gli è neanche mai importato di imparare una parola di italiano tanto che, con la forza vendita che distribuisce i cioccolatini in migliaia di bar, parla in inglese.
Una cosa però che Riccabona conosce molto bene dell'Italia è il dimezzamento della propria base imponibile consentita da una legge del 2015 a manager e professionisti europei che arrivano dall'estero. Come riporta sempre il Corriere.it, in merito a questo fatto, Riccabona è rimasto in silenzio. E non è solo questo il modo in cui i manager di Lindt cercano di ridurre i propri oneri fiscali a Caffarel. Ogni anno, infatti, l'azienda di Luserna San Giovanni è soggetta a "commissioni di management" e "commissioni per uso delle licenze". Queste equivalgono a svariati milioni di euro l'anno che vanno versati alla controllante di Kilchberga, a Zurigo.
Quando si parla di commissioni di management ci si riferisce a una triffa oraria applicata dai dirigenti Lindt per il tempo trascorso a colloquio con Caffarel. Per quanto riguarda le commissioni su licenze invece queste derivano dall'acquisto della proprietà intellettuale da parte di Lindt di alcuni dolciumi creati da Caffarel. Non che siano delle pratiche illegali o inusuali tra le multinazionali, al contrario, questo permette di spostare legalmente le risorse a favore della casa madre senza farle emergere come profitti tassabili nel Paese della controllata. Il problema sta nel fatto che l'applicazione di simili tariffe a un'impresa in difficoltà come Caffarel è quantomeno discutibile.
C'è, inoltre, un particolare non trascurabile della faccenda. Pochi mesi fa la Lindt Italia ha comprato S.T. Spa, ossia una società esterna che ne distribuisce i cioccolatini nei centri commerciali. Quest'ultima aveva registrato perdite per 949mila euro nell'anno chiuso a giugno 2020, dimezzando il suo patrimonio a soli 726mila euro. Nonostante ciò, la Lindt ha deciso di spendere ugualmente 12 milioni di euro, ossia quattro volte l'eventuale risparmio annuo dal taglio di 90 operai Caffarel.
Il titolare della S.T Spa si chiama Edoardo Bulgheroni, il presidente di Lindt Italia, che controlla Caffarel, invece, Antonio Bulgheroni, suo padre. Quest'ultimo però afferma che è stata un'operazione trasparente e corretta.
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