Quasi 5 milioni tra edifici, case e fabbricati a rischio dopo la comunicazione da parte della Commissione europea di voler bloccare vendite e affitti per tutti gli immobili che "consumano" troppo e non saranno in linea con le nuove direttive dell'Unione come abbiamo già scritto sul Giornale.it.
Quanti immobili "rischiano"
Su circa 12,5 milioni di edifici e case, oltre 7 milioni sono stati costruiti prima del 1970 ed ovviamente non possono far parte, in questo momento, delle classi energetiche più virtuose (A e B). E poi, oltre 11 milioni di strutture hanno oltre trent’anni e consumano grandi quantità di energia. Secondo i dati Enea degli ultimi cinque anni, l'87,9 di queste abitazioni hanno classi energetiche comprese tra D e G (queste ultime il 35,7% del totale) e, secondo quanto appreso dal Messaggero, non sarebbero più nè vendibili né affittabili fintanto che non vengano ristrutturate secondo quanto sta per chiedere l'Unione europea.
Cosa dice la direttiva
In soldoni, quasi cinque milioni di edifici residenziali e case vanno ristrutturati al più presto, o comunque entro il 2030, per non vedere crollare il valore dell'immobile e consentire al proprietario di monetizzare affittando o vendendo. È chiaro che, come abbiamo già scritto, si tratta di un'impresa titanica e senza precedenti visti i pochi bonus e le scarse risorse pubbliche da utiilizzare per incentivare le opere. La direttiva stabilita dall'Ue vorrebbe che dal 2027 tutti gli immobili siano standardizzati sulla classe energetica E che dovrà diventare D dal 2030 e C dal 1° gennaio 2033. Infine, entro il 2035, ci dovrà essere un ulteriore efficientamento fino ad arrivare alle classi A e B, quelle che "consumano" meno e rispettano l'ambiente. I proprietari che si rifiuteranno di adeguarsi a questi standard non potranno più affittare o vendere quanto posseduto dal 2027, una cosa ad oggi impensabile. Ma soprattutto, come si potranno affrontare certe spese?
Quali sono le classi energetiche
Per conoscere con certezza di quale classe energetica fanno parte le nostre case e proprietà, bisogna consulgare il cosiddetto APE (attestato prestazione energetica): gli edifici sono suddivisi in dieci classi dove la classe A è la migliore fino ad arrivare alla G, quella che consuma di più. Questo certificato, come riporta il Corriere, è obbligatorio soltanto se si vuole vendere o affittare un immobile o se viene sottoposto a ristrutturazioni previste dalla legge come vale per il Superbonus. Se la direttiva europea renderà obbligatorio che l’edificio sia classificato come A o B o C, saremmo davvero messi male, da nord a sud.
Cosa può accadere nell'immediato futuro
Per abbattere i consumi e andare incontro alla transinzione
energetica, si impedirebbe così il mercato immobiliare a tutti gli edifici non a norma: è chiaro che le conseguenze sul mercato arriverebbero già anni prima con un crollo di tutte le attività che riguardano questo settore.
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