Mediaset, parla Berlusconi: "Un ricatto, ma mai mollerò"

Il Cavaliere contro Bolloré: "Estorsione, i giudici dovranno darci ragione. Impensabile l’azienda senza la mia famiglia"

Mediaset, parla Berlusconi: "Un ricatto, ma mai mollerò"

Bruno Vespa non si fa certo scappare l’occasione: «Se ci rivediamo tra un anno, sarà ancora azionista di riferimento del gruppo Mediaset?» chiede, quasi a bruciapelo, a Silvio Berlusconi. Che non si tira indietro e risponde: «Non immagino Mediaset che non sia guidata dalla mia famiglia. Ho fatto tante cose nella mia vita, ho costruito città satellite e altro. Ma dove mi sono impegnato di più, ciò che mi ha dato più soddisfazione è stata la tv».

Alla presentazione romana di C’eravamo tanto amati l’ultimo libro del giornalista della Rai, un Berlusconi più in forma che mai ripercorre tutta la vicenda finanziaria che ha portato il gruppo francese Vivendi, controllato dal finanziere Vincent Bolloré, a scalare Mediaset, arrivando fino al 29% del capitale del gruppo tv controllato - con il 38% - dalla Fininvest. Ed è la prima volta, da anni, che Berlusconi parla - e lo fa così diffusamente - del gruppo da lui fondato oltre 40 anni fa. A conferma del fatto che il momento è decisivo, epocale per la sua avventura imprenditoriale. E il Cavaliere non fa sconti per l’operazione francese: «In parole povere ci hanno fatto un ricatto, un'estorsione. Ma noi siamo in battaglia e resistiamo». Dopo aver ricordato che tutto è iniziato con il contratto di aprile per la cessione di Mediaset Premium a Vivendi, che i francesi hanno però stracciato in luglio, Berlusconi ha detto che mai gli sono arrivate richieste di accordi o spiegazioni sulle intenzioni industriali di Bolloré. Ma solo segnali di evidente ostilità.

Quindi, «per contrastare» l’affondo di Vivendi «abbiamo rivolto sia alla Procura penale sia al Tribunale civile una serie di esposti, che, secondo i nostri avvocati, dovrebbero avere l’approvazione da parte della magistratura » dice Berlusconi. «Attraverso questa strada pensiamo di riprendere quello che il mercato ci ha fatto perdere. È per questo forse, affinché noi rinunciassimo a queste cause, che - ha proseguito il Cavaliere - Vivendi ha deciso un’azione di forza. In parole povere, ci hanno fatto un ricatto. E quindi noi non abbiamo accettato la loro posizione e siamo in battaglia. Vivendi - ha aggiunto - per tre volte non ha mantenuto la parola ed è qualcosa che non si può accettare; che il mercato non tollera; noi crediamo che la magistratura debba dare seguito alle nostre cause, i giudici devono darci ragione».

Nel ripercorrere la vicenda, l’ex premier non ha dimenticato il resto del coté francese nella finanza italiana, citando la presenza di Bolloré in Mediobanca al fianco della stessa Fininvest, nonché il peso dei manager transalpini in Unicredit e Generali. Per quanto riguarda la difficile situazione finanziaria - che potrebbe portare da un momento all’altro a un’offerta pubblica di acquisto di Vivendi per la maggioranza di Mediaset - «ci troviamo nell’assurda situazione di non poter fare acquisto di azioni - ha spiegato Berlusconi - perché la legge italiana impone che un socio di maggioranza relativa possa comprare solo il 5% all’anno. Così i francesi hanno avuto buon gioco ad acquistare il 29% e noi siamo fermi poco sotto il 40%».

E qui Berlusconi ha lanciato una sorta di appello ai piccoli soci Mediaset: «Per arrivare al 51% io spero che quei comitati per la difesa dell’italianità di Mediaset possano portarci a contare sul voto di circa il 20% delle azioni che sono nelle mani dei tanti, (circa 130mila circa, ndr) azionisti».

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