Mercato del lavoro Usa salvato dai baristi

Boom nella ristorazione, mentre l'industria continua a licenziare

Da qualche tempo a questa parte, gli americani canticchiano in modo un po' diverso la celeberrima «Love me, tender» di Elvis: l'hanno trasformata in «Love me, bartender». Aggiustamento doveroso: in una coppia di innamorati, è sempre più frequente trovare un barista. Servire cocktail e organizzare happy hour sta infatti diventando un modo ordinario per sbarcare il lunario, in quest'America che fa una tremenda fatica a tenere assieme le esuberanze irrazionali di Wall Street con le crescenti ristrettezze di Main Street. Ovvero di quanti, tutti i giorni, devono fare i conti con l'economia reale. Ma non solo. Camerieri e baristi sono anche numeri perfetti con cui gonfiare le statistiche sull'occupazione, e dare così l'illusione di un mercato del lavoro sano e vigoroso. Un po' quello che ci vorrebbero raccontare i 292mila nuovi posti creati in dicembre, o quel tasso di disoccupazione schiacciato al 5% che ha contribuito a liberare le mani alla Federal Reserve. La realtà è invece un po' diversa, ed è quella ben rappresentata dalla netta divaricazione tra gli impieghi creati, dal 2007 a oggi, nella ristorazione e quelli distrutti invece nella manifattura, come si può facilmente intuire dal grafico pubblicato qui a fianco. Il saldo negativo nel settore industriale (-1,4 milioni di unità) è per buona parte frutto delle delocalizzazioni produttive, ma anche di quell'eccesso di finanziarizzazione che assottiglia gli investimenti in R&S e, soprattutto, gli organici. Le conseguenze sono tutt'altro che irrilevanti per gli americani. Storicamente, la manifattura ha quasi sempre garantito due cose: lavoro stabile e buoni stipendi, ingredienti necessari per poter pianificare il futuro, creare una famiglia, acquistare una casa senza il terrore di perderla perchè incapaci di onorare il debito. Oggi, la tendenza alla deflazione salariale è un fatto (il mese scorso la paga oraria è scesa da 25,25 dollari a 25,24 dollari). E l'esercito di addetti alla ristorazione (quasi 37mila le assunzioni in dicembre), spesso sottopagati e con contratti a tempo determinato (tre milioni complessivamente nel mercato del lavoro), è lì a dimostrarlo. Non a caso, per far quadrare i conti, un americano su due ha oggi bisogno di un doppio lavoro. I cosiddetti «multiple jobholders» hanno toccato la cifra record di 7,7 milioni. Difficile dire se tutta questa gente ha scelto il doppio impiego per non affondare, oppure solo per mantenere uno stile di vita decente. In ogni caso, una simile situazione si ripercuote sulle spese private, che pesano per il 70% sul Pil Usa. Così, per risparmiare, i consumatori scelgono sempre più lo shopping online.

Risultato, soffrono i registratori di cassa delle grandi catene commerciali. Mentre cresce un'altra categoria destinata a rimpinguare le statistiche sul lavoro: quella dei corrieri che consegnano le merci comprate in rete. Anche loro, inutile dirlo, sottopagati.RPar

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