La mossa Usa: stop alle importazioni di petrolio dalla Russia

Biden attiva l'opzione nucleare delle sanzioni, aprendo agli stop al petrolio e agli altri asset energetici russi. Il Regno Unito segue. Cosa può succedre ora?

La mossa Usa: stop alle importazioni di petrolio dalla Russia
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Joe Biden ha deciso: gli Stati Uniti bloccheranno le forniture di petrolio e gas provenienti dalla Russia. Il presidente Usa alle 10:45 ora di Washington (le 16.45 in Italia) parlerà alla nazione per annunciare nuove e più dure misure sanzionatorie promosse dalla sua amministrazione contro la Russia che colpiranno direttamente l'oro nero e il gas. La Casa Bianca in una nota accusa il regime di Vladimir Putin di essere "responsabile della sua guerra non provocata e ingiustificata contro l'Ucraina" e, secondo le fonti provenienti dai media di oltre Atlantico, oggi annuncerà il divieto di importazione in Usa del petrolio e del gas russi, asset ritenuti vitali per la tenuta dell'economia di Mosca.

La manovra riguarda in particolar modo il petrolio: sul fronte del gas naturale Washington è da tempo, per le politiche promosse da Barack Obama e Donald Trump, Paese esportatore, mentre sul fronte del petrolio Mosca risulta tuttora il terzo fornitore degli States.

Nbc News ha per prima parlato della notizia sostenendo di aver ottenuto l'indiscrezione da due fonti a conoscenza del dossier. Washington ha scelto di anticipare la mossa rispetto agli alleati europei e di seguire la manovra già presa in atto dal Canada nelle scorse ore aprendo allo strappo diretto con la Russia, che fornisce agli Usa il 3% del suo petrolio, pur essendo gli acquisti calati in questo anno ai minimi da un quinquennnio a questa parte. Anche il Regno Unito, in linea con gli Usa, sembrerebbe pronto a vietare l'importazione di petrolio russo. Il divieto del governo di Londra dovrebbe riguardare solo il greggio e non il gas e comunque avvenire per gradi, in maniera da dar tempo ai mercati di assorbire lo shock. Secondo Bloomberg, la mossa di Downing Street è stata presa di concerto con gli Stati Uniti e il divieto sarà introdotto gradualmente nei prossimi mesi.

Negli scorsi giorni le sanzioni avevano colpito il rublo, gli asset finanziari degli oligarchi russi all'estero, il trading finanziario e l'accesso degli attori economici di Mosca al sistema internazionale Swift. Gli Usa, come aveva ricordato lo storico dell'economia Adam Tooze, avevano inizialmente risparmiato l'energia russa dalle sanzioni, temendo un contraccolpo forte sulle forniture.

Ora però la mossa arriva e si presenta come una manovra di vera e propria guerra economica. Mostrando di poter fare a meno del petrolio russo gli Usa intendono prendere posizione. Sull'economia russa, infatti, l'export di greggio pesa il doppio di quello di gas in base ai dati forniti dalla banca centrale russa sulla bilancia dei pagamenti del 2021 contribuendo al 60% delle entrate e l'apertura al mercato americano risulta una delle ultime fonti di approvvigionamento di valuta pregiata a disposizione del Paese. Ora Washington porta l'embargo a un nuovo livello e manda un messaggio a un'Europa ancora divisa e disunita, che quotidianamente versa a Putin fondi per 700 milioni di euro per le forniture.

Bisogna vedere come reagiranno ora i mercati e come si muoverà la Russia. Nella giornata odierna di fronte all'imminente decisione di Biden il future sul Brent si è infiammato ed è salito del 6,07% a 129,28 dollari, mentre quello sul Wti avanza del 5,23% a 124,61 dollari. Prezzi record che alimentano la corsa delle materie prime e la galoppata dell'inflazione.

Problema economico, quest'ultimo, tutt'altro che secondario anche negli Usa. Ma Washington per fermare Mosca è pronta a andare fino il fondo. E lo stop alle forniture di petrolio e asset energetici, una mossa senza precedenti, testimonia la complessità della fase attuale.

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