Non sono ancora note le cifre, ma per il prossimo anno sembra essere in programma un aumento delle pensioni senza precedenti. Non si tratta di una decisione politica, quanto di una conseguenza diretta dell’inflazione.
A differenza di quanto succede per gli stipendi, infatti, i trattamenti assistenziali (come l’assegno sociale) e previdenziali (le pensioni appunto) ogni inizio anno si adeguano alla variazione dei prezzi, qualora negli ultimi 12 mesi sia stato registrato un rialzo.
Ad esempio, a inizio 2022 c’è stato un incremento provvisorio dell’1,7% che poi è stato accertato all’1,9%, ragion per cui a gennaio prossimo ci sarà un piccolo conguaglio con il pagamento degli arretrati. Ma sempre a gennaio è attesa la nuova rivalutazione delle pensioni, quando appunto gli importi terranno conto dell’elevata inflazione registrata nell’ultimo anno.
È presto per fare previsioni, ma qualora l’inflazione non dovesse arrestarsi è facile immaginare aumenti anche a tre cifre. Per il momento le stime della Bce parlano di una variazione del +6,8% che applicata sulle pensioni comporterebbe aumenti senza precedenti, almeno se si guarda agli ultimi anni. Ad esempio, su una pensione di 1.000 euro (sulla quale si applica una rivalutazione piena) ci sarebbe un incremento di 68 euro mensili, mentre per una pensione di 2.500 euro (con rivalutazione al 90% del tasso) l’aumento sarebbe di 153 euro.
Sempre se, ovviamente, il Governo non decida d’intervenire per frenare tale
meccanismo. Anche perché, qualora il tasso dovesse essere quello stimato dalla Bce, o comunque se ci andrà vicino, per le casse dello Stato ci sarà un maggiore esborso tra i 10 e i 12 miliardi di euro.Continua a leggere qui.
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