«Rischio materiale per la stabilità finanziaria del Regno Unito». Poche parole, ma drammatiche, con cui ieri la Banca d'Inghilterra ha ammesso lo smottamento sempre più pronunciato del mercato obbligazionario, al centro della tempesta scatenata dall'improvvido «mini-budget» presentato da Londra il 23 settembre. Da allora, la BoE le sta provando tutte per arginare una scossa che rischia di far collassare il sistema finanziario. Dopo aver lanciato un programma per riacquistare Buoni del Tesoro a lungo termine fino a 65 miliardi di sterline e aver alzato il tetto dei riacquisti giornalieri fino a 10 miliardi, con una mossa senza precedenti l'istituto di Threadneedle Street si è detto pronto a comprare gilt indicizzati per un controvalore quotidiano pari a cinque miliardi di sterline. «Queste operazioni aggiuntive - ha spiegato - fungeranno da ulteriore sostegno per ripristinare condizioni di mercato ordinate assorbendo temporaneamente la vendita di gilt indicizzati in eccesso rispetto alla capacità di intermediazione del mercato».
Perché è proprio in quel segmento, dove i tassi d'interesse sono agganciati all'inflazione, che il contagio si è via via esteso per effetto delle forti (s)vendite accompagnate da un crollo dei prezzi e da un'impennata dei rendimenti decennali, schizzati lunedì fino all'1,24%, il massimo dal 1992. Un autentico terremoto provocato dai fondi pensione, il cui terreno di caccia esclusivo sono proprio gli «index-linked gilts». A causa della velocità di questa crisi, molti gestori sono stati infatti costretti a liquidare le attività più liquide, cioè le obbligazioni a lungo termine.
La radice di tutti i mali resta lo sciagurato piano di tagli fiscali varato dal governo di Liz Truss. Come sottolineano gli analisti, il Regno non soffre per un problema di eccessivo indebitamento (all'80% rispetto al Pil), ma per la perdita di fiducia da parte degli investitori. Sulle coperture di bilancio necessarie per il piano di tagli fiscali non si è ancora alzato il sipario, nonostante siano trascorse quasi tre settimane dalla sua presentazione e malgrado l'andamento in picchiata di sterlina e bond avrebbe dovuto consigliare ben altra capacità di reazione. Un compito che, al momento, grava solo sulle spalle della BoE. Bisognerà invece aspettare il 31 ottobre prima che il Cancelliere, Kwasi Kwarteng, faccia luce su un impianto che ha indotto Moody's e altre agenzie di rating a rivedere l'outlook sul debito sovrano inglese e che ha ricevuto critiche da più parti (su tutti l'Fmi, che ieri ha però rivisto leggermente al rialzo, al 3,6%, le stime di crescita 2022) per il palese sbilanciamento sul versante dei ceti più abbienti.
La fine del mese dovrebbe coincidere con l'avvio del restringimento del budget della BoE, con la vendita di gilt per 838 miliardi. Ma con gli attuali chiari di luna è più verosimile ipotizzare un rinvio. Forse «sine die».
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