A ottobre l'«all-in» su Etruria e Monte

Slitta la vendita delle good bank, ma sale l'opzione Ubi. Nodo aumento per Mps

Massimo Restelli

La vendita delle quattro good bank frutto del salvataggio, tramite il Fondo di Risoluzione, di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti è scivolata ai tempi supplementari rispetto al termine fissato del 30 settembre. Trasformando così ottobre in un vero «all-in» nella partita a carte in corso tra il governo Renzi e la Bce per il riassetto del sistema del credito nazionale.

Il prossimo mese infatti non solo dovrebbe essere approvato il nuovo piano industriale di Mps, con annesso prezzo di cessione delle sofferenze e possibile trasformazione dei bond subordinati (dove i fondi stanno puntando i piedi sul prezzo), ma appunto anche concludersi la gara per trovare il nuovo proprietario ad Etruria & C, ora affidate al presidente Roberto Nicastro. Ieri pomeriggio fonti del ministero dell'Economia hanno ammesso «di avere in corso avanzate discussioni con la Commissione europea per concordare la flessibilità sui termini, necessaria a consentire il completamento delle procedure di cessione già avviate», ma da più parti si dice che si arriverà alla «proroga» con già ben chiaro in testa il nome del compratore.

Il gioco continua su più tavoli, con Popolare Bari interessata a CariChieti e Bper a Etruria, ma alla fine ad aggiudicarsi la mano potrebbe essere Ubi Banca. Stando a quando è stato possibile ricostruire, il gruppo guidato da Victor Massiah potrebbe infatti farsi carico di tre dei quattro istituiti in vendita: Etruria, Marche e CariChieti. A quel punto i circa cento sportelli di CariFerrara sarebbero spezzettati e poi inglobati dal resto dell'industria del credito.

Va messo in chiaro che Ubi non ha al momento completato alcun passaggio formale su Etruria & C, nè risultano informative al suo consiglio di amministrazione. Lo stesso Massiah ha inoltre già messo in chiaro che firmerà unicamente operazioni di espansione che creino valore per i suoi azionisti: Ubi è stata la prima popolare ad ubbidire alla riforma Renzi, diventando una «spa». Insomma Ubi, sta osservando il dossier Etruria perché «invitata» a farlo.

È certo, però, che il sistema ha bisogno di trovare una soluzione molto in fretta, così da recuperare una parte degli 1,8 miliardi che lo scorso novembre ha iniettato nel Fondo di Risoluzione. E spedire un primo segnale di fiducia a Piazza Affari, dove lo stoxx del settore perde il 51% a un anno (-31,8% lo score a sei mesi), sotto il peso di 200 miliardi di sofferenze lorde e di una redditività al lumicino, complice i tassi zero della Bce.

Persa l'occasione Bpm (che si avvicina all'assemblea per le nozze con il Banco Popolare), rilevare Etruria potrebbe inoltre essere una buona soluzione per Ubi. Pur di farlo al giusto prezzo e con le dovute garanzie, anche tecniche, sulla solidità delle stesse.

Il nodo degli esuberi, secondo alcuni osservatori, sarebbe comunque gestibile con gli strumenti a disposizione (fondo esuberi e part-time). E dimostrato al mercato che c'è un acquirente per Etruria & C, si potrebbe prendere di petto l'aumento del Monte Paschi appena affidata alle mani dell'ad Marco Morelli in attesa dell'arrivo di un cavaliere bianco.

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