L'assicurazione di tipo volontario non basta più. I benefici fiscali previsti dal primo gennaio 2018 sono ormai un incentivo troppo blando per sollecitare la stipula massiva di polizze che proteggano dai rischi catastrofali a copertura dei danni cui vanno incontro le abitazioni private. Di fronte alla frequenza degli eventi che manifestano la fragilità del territorio c'è un'esigenza sempre più forte nella direzione di un «esercizio di responsabilità» per realizzare un sistema strutturato di gestione preventiva dei rischi catastrofali. Serve realismo.
La soluzione consiste nella creazione di un impianto che poggi sulla mutualizzazione dei rischi e sia in grado di garantire tempi certi e ragionevoli per una serie di questioni: il risarcimento del danno, la trasparenza nelle procedure, il focus sulla prevenzione, adeguati standard di sicurezza, opportune modalità di finanziamento della ricostruzione e, infine, l'ottimizzazione della gestione delle emergenze post-evento.
Le concrete modalità di attuazione possono essere le più varie, da modelli che comprendono un ricorso all'assicurazione del tutto volontario - ma con costi variabili in funzione della rischiosità e delle caratteristiche dei fabbricati - fino a sistemi che riducono la variabilità dei prezzi grazie alla più ampia redistribuzione dei rischi tra tutti gli assicurati, con l'adozione obbligatoria dell'assicurazione. Gli esempi non mancano, come indicano le esperienze estere.
In Turchia l'assicurazione è obbligatoria, in California e Nuova Zelanda, si prevedono forme di adesione all'assicurazione «semi-obbligatoria», vale a dire che l'acquisto della copertura è obbligatoriamente connesso all'assicurazione contro l'incendio dell'abitazione, che resta volontaria.
In Italia l'87,1% delle polizze contro l'incendio non presenta alcuna estensione assicurativa. La presidente di Ania (l'Associazione nazionale delle compagnie assicurative), Maria Bianca Farina, aprendo i lavori dell'ultimo «Insurance Summit» a Roma, ha avuto modo di rilevare che «è ormai evidente che è in atto da diversi decenni un trend all'aumento della frequenza e dell'intensità delle calamità naturali e crescono in misura esponenziale i danni provocati dalle catastrofi, sia nei Paesi avanzati sia in quelli in via di sviluppo. L'Italia, peraltro, è un Paese molto esposto a tali eventi e non è ancora dotata di un sistema di gestione ex-ante delle relative conseguenze dannose». I modelli per realizzare questo sistema sono molti, anche se sempre basati su una collaborazione pubblico- privato. Sono disponibili progetti nelle varie modalità di applicazione della partnership e sulle varie modalità di finanziamento e adesione al sistema. Il decisore pubblico commenta Farina - dispone quindi di ogni elemento necessario per decidere e il settore assicurativo è pienamente disponibile a supportare la scelta con modelli sui vari scenari e a farsi carico del ruolo che gli sarà assegnato.
La mutualizzazione del rischio è l'unica soluzione percorribile per poter assicurare questa tipologia di eventi, in quanto consentirebbe di rendere più bassi i premi assicurativi per i cittadini (con un premio medio di circa 100 euro) anche per le abitazioni ubicate nelle zone a più elevato rischio; e, allo stesso tempo,
alleggerendo le casse pubbliche da impegni economici che possono essere anche molto ingenti: lo Stato italiano spende circa sette miliardi di euro all'anno per ristorare i danni causati dalle diverse catastrofi naturali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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