Anche i «frugali» olandesi lo hanno capito: occorre investire nei settori strategici per rilanciare una crescita sostenibile e risanare i conti pubblici. E le regole del Patto di stabilità dovranno essere riviste per consentire che i singoli Paesi, a seconda della loro situazione di partenza, possano procedere a velocità differenti sulla strada della riduzione dei rispettivi debiti pubblici. Questa l'indicazione giunta dal governo di Parigi all'indomani dell'avvio della presidenza di turno francese dell'Ue. Un ruolo che fino a fine giugno vedrà la Francia impegnata a gestire i dossier più caldi dell'Unione.
A partire dalla riforma del Patto, ma Parigi non si fa illusioni: occorreranno discussioni lunghe e difficili. Un'intesa potrebbe arrivare la prossima estate o in autunno. Ma la posizione francese è chiara: su una questione così importante «non bisogna forzare i tempi», hanno sottolineato fonti del governo osservando che uno slittamento dell'accordo al 2023 non sarebbe un dramma. Di sicuro, per la Francia, il Patto deve essere rivisto. In particolare, occorre trovare il giusto equilibrio tra la sostenibilità dei conti pubblici e la necessità di investire in settori cruciali - come ambiente, sanità, spazio, batterie e semiconduttori - per garantire l'autonomia e la sovranità dell'Europa. Quanto agli interventi per riattualizzare il Patto e le sue regole, il ruolo della Francia non sarà quello di difendere le cosiddette «linee rosse» ma di lavorare per avvicinare le posizioni. Un obiettivo difficile da raggiungere in sei mesi. Il lavoro di Parigi parte da una situazione nuova rispetto al pre-Covid, come già sottolineato da Draghi e Macron nella loro lettera pubblicata sul Financial Times. C'è la consapevolezza che servono regole che si adattino alle realtà dei singoli Paesi. In tal modo potrà essere stabilito un calendario fattibile per la riduzione dell'indebitamento e rassicurare i mercati.
Ieri sono giunti a Parigi la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni. Nei colloqui con Macron si è parlato anche del Patto sulla migrazione, della riforma di Schengen e del pacchetto clima.
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