L’Ape, lo strumento individuato dal governo per consentire ai nati tra il 1951 e il 1953 di andare in pensione in anticipo, potrebbe prevedere diverse soluzioni, a seconda delle caratteristiche di chi lo richiede, e richiedere l’intervento del mondo finanziario per evitare un maxi costo di cassa per lo Stato, che si aggirerebbe su 5-7 miliardi recuperabili solo nel tempo. Stando alle ipotesi circolate e anche alle anticipazioni fornite dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini, che sta lavorando con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e con l’Inps al cantiere della cosiddetta flessibilità in uscita, tra le soluzioni individuate c’è prima di tutto quella di dividere la platea degli aventi diritto in diverse categorie: della prima farebbero parte semplicemente coloro che, per motivi personali, desiderano andare in pensione prima del tempo; la seconda riguarda invece coloro che hanno perso il lavoro ma non hanno ancora i requisiti; nella terza rientrerebbero i lavoratori che un’azienda vuole mandare in pensione. Nel primo caso la penalizzazione sarebbe più forte, nel secondo il pagamento spetterebbe in buona parte allo Stato e nel terzo all’azienda. In ogni caso, però, non sarebbe lo Stato a versare l’anticipo, ma l’onere potrebbe toccare al sistema finanziario con una forma di prestito: lo Stato farebbe invece da garante. "Si potrebbe provare - ha spiegato di recente Nannicini - a creare un mercato di anticipi pensionistici che oggi non c’è, coinvolgendo governo, Inps, banche e assicurazioni".
Secondo il piano preparato dal governo sarà possibile lasciare il lavoro al massimo tre anni prima. Per ogni anno di anticipo si prevede un taglio dell’assegno del 4%, quindi al massimo del 12%. Ma si tratta di una soglia variabile in base al reddito, che potrà diventare più pesante per gli assegni più alti e più leggera per quelli più bassi. In alcuni casi, con tre anni di anticipo e una pensione molto alta, il taglio complessivo potrebbe aggirarsi sul 25/30%.
Vediamo ora i tre casi che riguardano la pensione anticipata:
Classe 1951 - Chi è nato nel 1951, come ricorda il Corriere, sarà vicino alle pensione e quindi si vedrà tagliare l’assegno in misura ridotta. In media del 4%, secondo l’ipotesi considerata più probabile tra quelle al momento sul tavolo del governo. La penalizzazione, però, sarà variabile a seconda del reddito.
Classe 1952 - Chi è nato nel 1952 sarà un po’ vicino all’età della pensione. Per questo subirà una penalizzazione intermedia: considerando il taglio standard del 4% l’anno, la riduzione sarà quindi dell’8%. Anche in questo caso, però, il taglio sarà variabile a seconda del reddito del pensionato.
Classe 1953 - Chi è nato nel 1953 è più
lontano dalla pensione. E per questo subirà un taglio dell’assegno più pesante. Sempre considerando la regola standard del 4%, arriverà ad una penalizzazione del 12%. Su un assegno di 1000 euro ne arriverebbe a prendere 880.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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