La Russia "non è un fornitore affidabile" e per questo motivo "tutti gli Stati membri devono avere dei piani per un'eventuale interruzione totale della fornitura". Dopo la chiusura dei rubinetti del gas russo diretto in Polonia e Bulgaria, a Bruxelles i ministri dell’Energia dei 27 si mostrano compatti sulla volontà di emanciparsi dalla dipendenza energetica da Mosca e di non cedere alle richieste del Cremlino sul pagamento in rubli delle forniture. "È un tentativo di dividere l’Ue", denuncia la commissaria all'Energia, Kadri Simson arrivando al consiglio europeo straordinario che si è svolto nel pomeriggio di lunedì, invocando "solidarietà e unità".
L'ipotesi dell'embargo al petrolio russo
Non tutti però sono nelle condizioni di tagliare i ponti con la Russia dall’oggi al domani. Budapest, ad esempio, ha ribadito la propria contrarietà ad un embargo europeo su petrolio e gas russo. Questione, quella dello stop alle importazioni (almeno del greggio), che dovrebbe essere al centro del nuovo pacchetto di sanzioni economiche contro Mosca che verrà presentato oggi dalla Commissione e sottoposto già mercoledì al vaglio degli ambasciatori Ue, complice l'apertura arrivata nei giorni scorsi dal governo tedesco e austriaco. Per ora, quindi, la parola d’ordine resta quella della "gradualità". E in questo quadro, anche l'atteggiamento dei Paesi più intransigenti, come l'Ungheria, è stato definito "costruttivo".
"È ovvio che chi è più dipendente dal gas russo assuma posizioni più rigide - spiega a ilGiornale.it il sottosegretario al ministero della Transizione Ecologica del governo Draghi, Vannia Gava, al termine del summit - ma il clima in cui si è svolta la riunione è stato di unità e solidarietà". Il motivo è semplice: se la Polonia ha potuto fare spallucce di fronte al blocco deciso da Mosca per via delle forniture già ridotte al minimo e delle scorte all’80 per cento, per altri uno stop improvviso delle consegne avrebbe conseguenze ben più gravi. La chiave, dunque, è nel coordinamento, sia sul piano della diversificazione delle fonti, sia sul fronte infrastrutturale e degli stoccaggi. "L’Italia – rivendica Gava – sta promuovendo lo sviluppo delle rinnovabili in e offshore grazie alla semplificazione delle procedure e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, oltre a lavorare sulla realizzazione del primo rigassificatore che sarà operativo al massimo entro l’inizio del 2023".
Il nodo dei pagamenti in rubli
A livello europeo la rappresentante del governo italiano insiste anche sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas per evitare speculazioni. Su questo punto i ministri hanno deciso di aggiornarsi nelle prossime settimane. "Dobbiamo lavorare insieme per creare una piattaforma comune per l’acquisto di gas, indispensabile a calmierare i prezzi dell’energia, e – anticipa la sottosegretaria - per definire una proposta di regolamento degli stoccaggi che ci consenta di arrivare preparati al prossimo inverno”. L’Italia, da parte sua, sta accumulando riserve dallo scorso febbraio. E grazie anche al nuovo impianto per il gas naturale liquefatto affronterà la prossima stagione fredda "senza particolari criticità".
"L’indipendenza dalle importazioni di gas russo può essere raggiunta dal nostro Paese entro il 2024", assicura Gava. Ma i problemi più pressanti riguardano l’immediato. Oggi la commissaria all’Energia Simson ha scandito che il pagamento del gas in rubli con il doppio conto bancario rappresenta una "violazione" delle sanzioni decise dall’Unione europea, annunciando la pubblicazione di "linee guida più chiare su quello che le imprese europee possono fare e su quello che non possono fare". Ma come devono comportarsi gli operatori nel frattempo? La questione è stata posta dal ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista a Politico, salvo poi rettificare, con buona pace del titolo deciso dal quotidiano statunitense su una presunta apertura dell'Italia "al pagamento del gas russo in rubli", che in attesa della definizione di una posizione unitaria sui pagamenti "lo schema euro/rubli che prevede che le imprese paghino in euro, non lascia ravvisare una violazione delle sanzioni stabilite il 24 febbraio".
Diversamente, sottolinea al telefono la sottosegretaria Gava, il rischio per "gli operatori che dovranno effettuare pagamenti nei prossimi giorni è di ritrovarsi inottemperanti di fronte agli obblighi contrattuali ed essere sottoposti a sanzioni". Penali consistenti, visto che si tratta di contratti a lungo termine. E l’obiettivo del governo italiano, insiste, è di "salvaguardare sia gli operatori che i clienti finali".
Il sostegno a famiglie e imprese
Quello dei costi per le economie europee di uno stop alle forniture da parte di Mosca è un altro tema rilevante. In una recente intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il ministro tedesco dell’Economia e della Protezione del Clima, Robert Haebeck ha detto che i consumatori dovranno fare i conti con un ulteriore aumento dei prezzi con la fine dell’era "dei combustibili fossili a basso costo". Anche il governo italiano denuncia la "speculazione in atto" e assicura il proprio sostegno a famiglie e imprese in questa fase di emergenza. "Il decreto che taglia le accise sui carburanti va in questa direzione", sottolinea Gava.
Intanto la commissaria europea all’Energia ha fatto sapere che le riserve di gas stanno aumentando in tutti i Paesi dell’Unione e che al momento il livello è superiore al 32 per cento.
"Allo stato attuale non c'è un rischio immediato per l'approvvigionamento europeo", assicura Simson. E per la sottosegretaria anche l’eventualità che Mosca decida nuovi blocchi è remota: "Non converrebbe neppure a chi vende interrompere le forniture dall’oggi al domani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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