A ridosso dell'avvio dell'aumento di capitale da due miliardi, in agenda lunedì, si abbatte sul gruppo Saipem un nuovo tsunami. Nel prospetto informativo emerge che sottoscrivere azioni potrebbe comportare la totale perdita dell'investimento. Ma non solo. Sulla società guidata dall'ad Francesco Caio e dal dg Alessandro Puliti gravano anche diverse cause miliardarie e possibili nuovi profit warning («Fattore di Rischio A.2»).
Immediata la virata del titolo in Borsa che, dopo le precisazioni richieste dalla Consob per il via libera al prospetto informativo, ha lasciato sul campo solo ieri il 21,81% a 23,7 euro. E questo dopo aver perso l'8% giovedì e il 21,5% mercoledì (-51% totale). In termini di capitalizzazione sono stati bruciati oltre 1,41 miliardi. A mandare al tappetto il titolo diverse ombre tra cui le perdite che gli investitori potrebbero subire una volta sottoscritta l'operazione. Si legge, infatti, che «in considerazione della natura inscindibile» dell'aumento, nel caso in cui il nuovo capitale non sia integralmente sottoscritto la società «non procederà all'emissione e alla consegna di alcuna delle nuove azioni». Di conseguenza, gli investitori che avessero acquistato i diritti di opzione durante il periodo di offerta potrebbero realizzare una perdita «pari all'investimento effettuato per l'acquisizione di tali diritti». Inoltre, al momento, il gruppo «non dispone di risorse liquide necessarie a soddisfare le obbligazioni che pervengono a scadenza nei 12 mesi successivi alla data del documento di registrazione», in quanto la società si trova in una «grave tensione economico-patrimoniale e finanziaria, prevalentemente ascrivibile al deterioramento dei margini economici a vita intera di alcune specifiche commesse nei settori dell'Offshore Wind e dell'E&C Onshore causato anche dal perdurare della pandemia». Saipem avverte poi nel documento che «sussistono significative incertezze circa il buon esito della manovra finanziaria nonché circa la piena realizzazione del piano strategico al 2025». Nel caso di mancato buon esito della manovra, le risorse finanziarie della società «sono attese esaurirsi entro il primo trimestre del 2023». La manovra prevede, oltre all'aumento da 2 miliardi, una linea di credito aggiuntiva da 1,5 miliardi, di 646 milioni da erogarsi da parte di Eni e Cdp a valere sull'aumento, mentre la restante parte sotto forma di un finanziamento da 855 milioni. E ha sorpreso che del prestito da 1,5 miliardi previsto, Eni e Cdp abbiano erogato i 646 milioni previsti, mentre le banche coinvolte lo abbiano fatto solo in parte, versandone 680 dei restanti 855 milioni.
Non solo. Saipem ha in essere procedimenti giudiziari per 5,7 miliardi, di cui 4,35 miliardi per cause penali, civili e arbitrati e 1,35 miliardi per procedimenti fiscali. Alla data del prospetto il fondo rischi a bilancio, per i contenziosi con rischio di soccombenza probabile, ammonta a 286 milioni rispetto ai 306 milioni di marzo 2022 e ai 325 milioni di dicembre 2021. Le richieste pendenti più consistenti sono quelle da 2,5 miliardi per una causa civile in Nigeria dove una comunità locale chiede un risarcimento danni.
Circa 948 milioni riguardano un contenzioso arbitrale in Australia per il progetto Gorgon Lng Jetty completato nel 2014, mentre 192 milioni hanno a che fare con il procedimento penale in corso in Algeria sul progetto GNL3 Arzew. Investitori istituzionali italiani inoltre hanno avanzato a Saipem richieste in sede civile per 309 milioni per i due profit warning che il gruppo annunciò nel giro di pochi mesi nella prima parte del 2013.
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