Ecco come cambia il lavoro: sarà smart working per sempre?

Nei prossimi giorni ci sarà il si in Senato alla conversione del Decreto rilancio

Ecco come cambia il lavoro: sarà smart working per sempre?

Si tratta di una delle misure più attese e ora, dopo l'ultimo passaggio in Senato - dove il testo è praticamente bloccato per volere dell'esecutivo - diventerà legge. A partire dal 2021 lo smart working sarà strutturale e dovrebbe rappresentare il primo passaggio della riforma complessiva del mondo del lavoro promessa dall'esecutivo giallorosso.

A stabilirlo è stato il parlamento con il via libera alla conversione del decreto rilancio e lo ha confermato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con l’annuncio della proroga al 31 dicembre prossimo dello stato d’emergenza per il Covid-19. Nei fatti, sino all'ultimo giorno del 2020, le aziende private saranno incentivate a continuare con lo smart working mentre per quanto riguarda il pubblico impiego si continuerà con il 50% degli dipendenti pubblici al lavoro da remoto (quota che arriverà al 60% a partire dal 2021).

Inoltre, per i genitori con figli fino a 14 anni l'ottenimento dello smart working sarà un diritto, a patto che entrambi i genitori lavorino. La scelta della proroga nasce dal timore degli esperti di una seconda ondata di Coronavirus in ottobre e pertanto sarebbe stato inutile "riavviare la macchina" del settore impiegatizio per qualche mese per poi, forse, doverla bloccare nuovamente. Dunque, per tutto il 2020 si continuerà così mentre a partire dal primo gennaio 2021, questa misura sarà strutturale trasformando completamente il mondo del lavoro.

Da marzo in poi oltre 4 milioni di persone (pare equamente divise tra pubblico e privato) sono state coinvolte da questo modello di lavoro agile, che non prevedendo la presenza in sede si inseriva perfettamente nelle misure di contenimento imposte dal governo. Si tratta di numeri enormi soprattutto se messi a confronto con i dati degli anni precedenti. Difatti, come evidenziato dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo scorso anno (2019) erano state appena 570mila le unità lavorative che avevano utilizzo il lavoro smart, con numeri in crescita del 20% rispetto al 2018.

Ancora da definire meglio le modalità con cui lo smart working sarà regolamentato, considerando il cosidetto "diritto allo spegnimento" evidenziato dalle associazioni dei lavoratori, cioè la netta separazione tra vita privata e vita professionale pur in presenza del lavoro agile.

Il presidente della Fipe Confcommercio (Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi), Lino Enrico Stoppani, in una lettera al ministro del Lavoro Nunzia Catalfo e alla titolare del ministero della Funzione Pubblica Fabiana Dadone chiede, invece, di allentare lo smart working per dare una spinta alla ripresa: "Il nostro Paese, i cittadini, i lavoratori, le imprese stanno dando prova di grande responsabilità personale e collettiva in questi mesi di emergenza dimostrando di essere pronti ad affrontare la fase post-emergenziale in maniera corretta e capace di recuperare la necessaria normalità, che passa anche dal rientro delle persone nei posti di lavoro. Non possiamo accettare, oltre i danni economici che l'emergenza Covid-19 ha indotto sul sistema delle imprese della ristorazione, dell'intrattenimento e del turismo in generale, anche il rischio di un mortale indebolimento del già fragile tessuto imprenditoriale di un settore determinante all'interno delle filiere agro-alimentare e turistica del Paese, nelle quali valorizza le qualità, l'identità e l'attrattività della nostra straordinaria offerta". Per Stoppani, inoltre, "la desertificazione dei centri storici e dei quartieri direzionali, causata anche dall'assenza dei lavoratori rischia di generare una diffusa chiusura di numerosi pubblici esercizi ed attività commerciali ubicati nel centro delle città, già duramente provati dalla totale mancanza di turismo nazionale ed estero. Come certificato dall'ultima nota mensile dell'Istat sull'andamento dell'economia italiana, ricordiamo come oggi il 65,2% delle attività di ristorazione e alloggio rischiano la chiusura, con danni incalcolabili in termini economici e sociali".

Se da un lato l'introduzione dello smart working trova più

favorevoli che contrari, di difficile interpretazione sono le modalità con cui sarà possibile effettuare la riforma del lavoro promessa dal ministro Catalfo e che dovrebbe riguarda la maxi riforma degli ammortizzatori sociali.

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