Ancora uscite incentivate di lavoratori, in accordo con le sigle sindacali metalmeccaniche (eccetto la Fiom-Cgil), negli stabilimenti italiani di Stellantis. Dopo gli incontri di ieri e martedì (2.510 gli esuberi concordati tra Mirafiori, Cassino e Pratola Serra per, rispettivamente, 1.560, 850 e 100 dipendenti), salgono ora a complessivi 3.597 gli addetti che lasceranno il lavoro. I nuovi 1.087 prossimi ex del gruppo riguardano, infatti, gli stabilimenti di Melfi (500); Pomigliano d'Arco (424); Termoli (121), dove nascerà la Gigafactory italiana; Cento (30), nel Ferrarese, e Verrone (12).
La strategia di Stellantis proiettata a una sempre maggiore produzione di veicoli elettrici, comporta ovviamente una radicale rivisitazione delle attività negli impianti. Secondo la Fiom-Cgil, invece, «è sempre più evidente il piano di dismissione industriale di Stellantis dall'Italia, mascherato dall'esigenza di far fronte alla transizione».
A preoccupare, in particolare, continua a essere il destino di Mirafiori, la cui produzione è abbondantemente sotto il livello minimo di sicurezza. Allarme che viene ribadito anche da Giorgio Marsiaj, presidente dell'Unione Industriali Torino: «Per stare in piedi - ricorda - uno stabilimento deve produrre almeno 200mila vetture l'anno». Per gran parte del 2024, in proposito, la produzione di Mirafiori dovrà reggersi soltanto sulla Fiat 500 elettrica, in rallentamento nonostante lo sbarco negli Usa, e le due nuove Maserati, GranTurismo e GranCabrio, modelli non dai grandi numeri. Le novità previste con il marchio del Tridente, totalmente elettriche, arriveranno solo nel 2027 e nel 2028. Lo scorso anno, Mirafiori ha sfornato circa 85mila auto tra 500 elettrica e Maserati, sotto del 9,3% sul 2022. «Siamo tutti preoccupati, Stellantis sta portando avanti un piano di investimenti, ma in questo momento il mercato è difficile. Bisogna essere estremamente competitivi e Torino sta soffrendo, la situazione è molto complessa», avverte il presidente dell'Unione Industriali di Torino, Marsiaj.
Intanto, la «febbre della scossa» sale anche in Corea del Sud e colpisce Hyundai-Kia. Il terzo gruppo nel mondo per vendite ha infatti pianificato, entro il 2026, un investimento di oltre 50 miliardi di dollari. L'obiettivo: promuovere sviluppo e produzione di veicoli elettrici.
Il parere del manager automotive Andrea Taschini: «Dei tanti investimenti annunciati dai costruttori per le auto elettriche, sarebbe interessante scoprire quanti ne sono stati effettivamente realizzati.
È paradossale che Hyundai lanci oggi una sfida alla Cina sulle auto a batteria quando appare più che palese l'impossibilità di competere con Pechino. Nonostante i progetti miliardari di Gigafactory annunciati in Europa, la quota mercato del Vecchio continente nelle batterie era ed è rimasta del 6%».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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