Dalla tragedia del sisma può rinascere l'economia

I terremoti potrebbero diventare un fattore di sviluppo, seguendo una proposta di Keynes, per far ripartire le economie colpite da crisi e depressioni

Dalla tragedia del sisma può rinascere l'economia

I terremoti che hanno investito Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria, generando la caduta o lesione di centomila abitazioni, di quarantamila edifici pubblici e la deformazione di 600 km quadrati di territorio hanno causato gravi perdite, sofferenze e costi crescenti. Tuttavia potrebbero diventare un fattore di sviluppo, seguendo una proposta di Keynes, per far ripartire le economie colpite da crisi e depressioni. Keynes sostiene che per fare rimettere in modo un'economia con capacità produttive non utilizzate e disoccupazione si potrebbero assumere dei lavoratori per scavare buche profonde, mettervi delle bottiglie contenti banconote di grosso taglio, chiuderle e poi pagare altri lavoratori per scavare di nuovo per recuperare le banconote. Così si mette in moto una domanda multipla. I lavoratori spendono il salario con una nuova domanda di beni e servizi.

Per scavare le buche si ordinano macchinari e attrezzature; per sistemarle occorre calce e per riaprirle altri attrezzi. Quindi nasce una nuova domanda di beni di investimento e di materiali per l'edilizia. Le imprese di beni di consumo, dato l'aumento di domanda, fanno nuovi investimenti. C'è così un moltiplicatore della spesa iniziale che genera la ripresa, nuovo reddito, un nuovo risparmio ex post. L'analogia con il terremoto si presenta evidente, con alcuni mutamenti. In questo caso, al posto delle buche, scavate dai lavoratori, con gli attrezzi delle imprese, c'è stata la natura che ha distrutto e lesionato costruzioni e territorio. Invece che stipendiare i lavoratori per scavare le buche in cui nascondere le bottiglie con le banconote, occorre provvedere a soccorsi alla popolazione e alle aziende colpite.

Anziché lavorare per recuperare le banconote nelle bottiglie, bisogna recuperare edifici, vie di comunicazione, beni culturali e ricostruire ciò che è stato distrutto. C'è, come nell'esempio di Keynes, potenzialmente, un moltiplicatore importante nel settore edilizio e in quelli a esso strumentali e nei beni e servizi offerti dalle imprese domestiche. Tuttavia, seguendo la parabola di Keynes si capiscono due cose importanti: la prima è che questo moltiplicatore è efficace, se non si diluisce nel tempo.

Nella sua parabola non occorre una complessa progettazione per far partire gli scavi e né un ampio intervallo temporale fra lo scavo per seppellire le bottiglie e quello per recuperarle. D'altra parte un'operazione piccola rispetto a un'economia grande non genera un moltiplicatore di dimensioni significative. Negli anni del dopoguerra il ministro dei Lavori pubblici Romita seguì quasi alla lettera il suggerimento di Keynes e mise dei lavoratori a scavare buche e altri a riempirle, per dare un limitato sollievo occupazionale. Ma ciò servì solo per scopi sociali, non ci fu un moltiplicatore per l'economia. Questo, invece, si generò sul mercato con la ricostruzione di ciò che era stato distrutto durante la guerra. Ecco, dunque, che per mettere a frutto la parabola di Keynes occorre non disperdere gli interventi, concentrarli nel tempo con procedure semplificate manageriali, fare ampio ricorso alle forze del mercato, alle energie locali e alle imprese, a cui va decentrato il massimo delle decisioni.

Nei tempi lunghi, diceva Keynes, siamo tutti

morti, suggerendo azioni rapide. Non sempre ciò vale. Ma perché la scossa del terremoto sia trasformata in una scossa per la ripresa, ciò appare essenziale, come è essenziale ricordare che quando l'edilizia va, tutto va.

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