Transizione energetica, le big italiane si sfidano su rinnovabili e idrogeno

Così Eni, Enel, Terna e Snam si riorganizzano per accelerare i processi di decarbonizzazione

Transizione energetica, le big italiane si sfidano su rinnovabili e idrogeno

La transizione energetica ha spinto molte grandi società del settore oil and gas a cambiare il proprio dna e ad aprirsi a nuovi business. Col tempo si sta dunque profilando una sovrapposizione che farà aumentare la competizione tra i big player in campo: Enel, Eni, Snam, Terna, Italgas, e le utility come A2a, Hera, Edison, Iren e Acea.

Ma chi sfiderà chi nei prossimi anni? «Una delle grandi trasformazioni che sembrano destinate a segnare i prossimi anni è la migrazione verso l'elettrico», commenta al Giornale Carlo Stagnaro direttore dell'Istituto Bruno Leoni spiegando che «per ragioni di efficienza e ambientali, molti usi finali vedranno crescere l'importanza del vettore elettrico, dalla mobilità al riscaldamento, da alcuni usi industriali ai consumi domestici. Di conseguenza, l'arena principale dove si consumerà lo scontro sarà sempre più quella del mercato elettrico». Non a caso sono in prima linea sul fronte della mobilità elettrica Enel (che si prepara a quotare la divisione che opera nelle colonnine di ricarica), ma anche Eni (anche in questo caso il business delle colonnine è nella futura Ipo di Plenitude), Snam, A2a, Hera e Iren.

«Tuttavia, ancora per molto tempo i prezzi dell'energia elettrica saranno influenzati da quelli del gas, dunque rimanere competitivi in questo mercato può garantire un buon posizionamento nell'altro. Mi aspetto quindi che prosegua la convergenza in atto da tempo, che vede le aziende cercare di rafforzare la propria presenza in entrambi i campi», continua Stagnaro. In questo caso la strategia di Enel ed Eni, per esempio, è divergente. L'ad Starace punta tutto sull'emancipazione dai fossili in favore di acqua, sole e vento; mentre Descalzi punta sulle rinnovabili, ma anche su gas e biocarburanti. «Vale un discorso parzialmente diverso per i grandi operatori infrastrutturali come Terna, Snam, e gli esercenti le reti di distribuzione locale dell'energia elettrica e del gas. Mentre le reti elettriche (sia Terna sia quelle locali) hanno davanti un futuro di grande espansione, le reti gas sono invece proiettate verso un futuro caratterizzato da una domanda in declino più o meno rapido. Il loro modello di business e i modelli di regolamentazione tariffaria vanno profondamente ripensati», prosegue Stagnaro. Percorso avviato con la transizione della rete gas verso l'idrogeno annunciata, per esempio, da Snam entro il 2030.

Nel 2022 queste società si giocheranno un pezzo di mercato su due fronti: le quotazioni e l'innovazione. Le numerose Ipo decise con lo scorporo di specifici business legati alla transizione «rispondono alla volontà di far emergere sul mercato un valore che rischia di rimanere affogato nei grandi conglomerati», spiega Stagnaro aggiungendo che «la somma delle parti vale più del raggruppamento; inoltre si tratta anche di uno sforzo di costruire aree di business con perimetro meglio definito proprio per affrontare meglio una fase di grande convergenza di mercati diversi, in cui soprattutto il mercato gas si candida a diventare ancillare a quello elettrico e dunque, per molti versi, ad assumere forme diverse sia dal punto di vista commerciale, sia da quello infrastrutturale». In tutto questo, mentre molti operatori puntano anche oltreconfine, in particolare al Nord Africa e agli States, sarà un passo avanti in Italia chi «riesce a sviluppare tecnologie utili alla transizione (rinnovabili, nucleare, produzione di idrogeno...

), in questo caso avrà davanti grandi prospettive di crescita. Non è un caso se molte di queste imprese investono cifre enormi in ricerca e sviluppo: l'ingegno umano è il giacimento più importante da coltivare nel lungo termine».

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