Ue, Juncker gela Renzi: "Non ho denaro fresco"

Il ministro dell'Economia: "L'Europa fatica a riprendere una crescita sostenuta. I rischi diventano più pressanti". Ma Juncker lo zittisce subito: "Lo dico ai romani e ai parigini: non ho soldi freschi". È l'ennesima porta in faccia dalla Ue

Jean-Claude Juncker in conferenza stampa a Bruxelles
Jean-Claude Juncker in conferenza stampa a Bruxelles

Continua il braccio di ferro a distanza. Da una parte il ministro dell'Econmomia Pier Carlo Padoan, dall'altra il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. "Sul piano Juncker per gli investimenti europei bisogna fare presto perché la crisi non cessa, non se ne esce", tuona il titolare del Tesoro durante la conferenza internazionale della Federazione Banche Assicurazioni Finanza (Febaf). Ma da Bruxelles gli arriva l'ennesima doccia gelata. "Io non ho denaro fresco - ha replicato Juncker intervenendo al congresso del partito della Csu a Norimberga - lo dico ai romani e ai parigini, a cui tutto questo non basta".

I rapporti tra Roma e Bruxelles si fanno sempre più tesi. Da giorni i botta-e-risposta si sono fatti sempre più violenti. Finanziamenti, deficit e flessibilità sono frizioni all'ordine del giorno. Il primo a sparare è stato proprio Juncker. "L’Italia - ha avvertito ieri in una intervista ad Avvenire - non ha certo di che lamentarsi per il trattamento ricevuto dalla Commissione europea, che avrebbe potuto avviare una procedura per debito eccessivo a carico di Roma, ma non l’ha fatto di fronte all’impegno, scritto, del governo Renzi per le riforme". Un attacco violentissimo che ha innescato una nuova scia di polemiche sull’asse Roma-Bruxelles dopo aver parlato di conseguenze potenzialmente "spiacevoli" per l’Italia se le riforme restassero sulla carta. E, mentre la Bce torna a ricordare che l’Italia deve rispettare il Patto di stabilità europeo per difendere la sostenibilità dei suoi conti pubblici e non minare la fiducia dei mercati, Padoan a provato a battere i pugni per chiedere un coinvolgimento maggiore da parte di Bruxelles. "C'è un'agenda implicita che ogni paese si deve dare per poter sfruttare al meglio il piano Juncker - ha detto il ministro dell'Economia - con in mente il caso italiano bisogna accrescere le opportunità di investimento e qui l'agenda delle riforme strutturali è fondamentale".

Tra le condizioni necessarie perché il piano Juncker dia i suoi frutti, Padoan ha citato il fatto che "i progetti devono essere profittevoli ma devono anche tener conto della distribuzione delle risorse tra i vari membri". La seconda condizione è che "bisogna fare presto e questo perché la crisi non cessa, non se ne esce". Naturalmente, ha poi fatto notare il titolare dell'Economia, "ci vogliono parecchi mesi affinché il meccanismo possa diventare operativo, rischiano di essere tanti ma nel frattempo si può fare già qualcosa, e qui penso al ruolo della Bei". Padoan ha poi evidenziato, come terza condizione, che "ci siano altre misure a livello europeo affinché gli investimenti crescano e si moltiplichino» e a questo proposito ha citato a livello nazionale le riforme strutturali e a livello europeo il mercato interno". Proprio sul mercato interno, a giudizio di Padoan "l'agenda è rimasta a metà da quando è partita due decenni fa.

Per esempio non esiste un mercato interno dell’energia o del digitale". La quarta condizione, infine, è che "devono avere chiari gli incentivi per trasferire i fondi nazionali al nuovo meccanismo".

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