Del Vecchio "piglia tutto" non frena più

Dopo Generali e Mediobanca ora tocca a Unicredit. E in Essilux dedciderà lui

Del Vecchio "piglia tutto" non frena più

Leonardo Del Vecchio, classe 1935, si prepara a chiudere il cerchio in EssilorLuxotica, tornando a essere un uomo solo al comando e, al contempo, diventa sempre più l'asse centrale della finanza italiana, senza contrappesi, antagonisti o supposti eredi.

Mercoledì notte il gruppo italo francese ha annunciato l'acquisizione, in partnership con CooperCompanies, di SightGlass Vision, società attiva in lenti da vista innovative che contrastano la miopia infantile. Ma più che agli accordi strategici che dovrebbero passare anche dalla soluzione del nodo di GrandVision (l'acquisizione nel mirino della Commissione Ue) e dallo sviluppo dei Facebook Glass, la piazza guarda alla prossima conclusione della sofferta governance paritetica tra soci italiani e francesi. Con il rinnovo del cda, in agenda in primavera, torneranno a contare le azioni (Del Vecchio ha il 32,2% del capitale a fronte del 4,3% in mano ai dipendenti di Essilor). La lista per il rinnovo del board sarà probabilmente condivisa con i francesi, ma l'impronta la darà Delfin con la probabile conferma alla guida di EssiLux di Francesco Milleri, D'altro canto, l'imprenditore è uno dei pochi ad essere riuscito a comandare Oltralpe come dimostra anche l'altro business, l'immobiliare di Covivio (Del Vecchio ha il 26%), nato dalle nozze tra Beni Stabili e Foncière des Régions.

Ma se il business è internazionale, il cuore di Del Vecchio continua a battere a Piazza Affari dove l'ex Martinitt è una presenza ormai fissa a tutti i tavoli principali della finanza tricolore. Il suo ingresso nei cosiddetti salotti buoni risale all'inizio degli anni '90 con l'acquisizione di Gs e Autogrill insieme ai Benetton e il suo coinvolgimento in Credito Italiano (oggi Unicredit). Dopo essere rimasto quasi silente per anni, con la recente caccia al successore di Jean-Pierre Mustier alla guida di Piazza Gae Aulenti, l'imprenditore ha però deciso di far pesare anche l'1,9% detenuto nella banca. Insieme alle Fondazioni di Cariverona e Crt, la richiesta era chiara: chiunque avesse preso il posto di comando in Unicredit non avrebbe dovuto essere asservito a Roma. La designazione al timone di Unicredit di Andrea Orcel, il deal maker apprezzato a quanto pare da Del Vecchio sin dai tempi di Credito Italiano, potrebbe però non bastare. Secondo indiscrezioni, il patron di Luxottica punterebbe ad avere una sua voce nel cda della banca che sarà rinnovato ad aprile, pur tenendo conto delle limitazioni previste dalla normativa sulle parti correlate (Unicredit è tra le sue banche di riferimento)

Nel 2007 Del Vecchio ha fatto poi capolino nell'assemblea del salotto per eccellenza, Generali, con lo 0,4% del capitale (oggi è al 4,89%), ottenendo un posto in cda mantenuto fino al 2011 (poi lasciato al suo rappresentante Romolo Bardin). E sarebbe proprio l'influenza sul Leone di Trieste (con i suoi 630 miliardi di attivi gestiti) alla base della più recente scalata di Mediobanca (a cui fa capo il 13% della compagnia assicurativa). A un anno e mezzo dall'avvio del blitz su Piazzetta Cuccia, il fondatore di Luxottica è appena salito al 13,2% del capitale, dopo essersi assicurato il via libera della Bce ad arrivare fino al 20. L'appuntamento è per la primavera 2022, quando l'assemblea di Generali voterà il rinnovo del cda e i nuovi equilibri potrebbero tradursi in una diversa composizione del board. E forse non è un caso che Francesco Gaetano Caltagirone, a sua volta, stia consolidando la presa su Trieste dove ieri è salito al 5,55%.

In questo scenario rimane aperto il nodo di Delfin, la holding lussemburghese che custodisce le partecipazioni.

Le quote sono suddivise, in nuda proprietà, tra i sei figli (al 12,5% ciascuno) e la signora Nicoletta Zampillo (al 25%). La governance futura della finanziaria potrebbe però non essere delle più semplici tanto più che per ogni decisione è richiesta l'unanimità o quasi (88,5% del capitale).

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