Editto di Prodi per cacciare Santoro ma gli alleati lo contestano

Polemiche roventi dopo la puntata di Annozero dedicata al caso Catanzaro, in cui il pm De Magistris ha denunciato "pressioni politiche". Mastella attacca: "Contro di me un linciaggio, il Cda Rai intervenga o lo sfiducio". Critico anche Prodi: "Santoro non è stato professionale". Il conduttore: "Prima guardino il programma"

Editto di Prodi per cacciare Santoro ma gli alleati lo contestano

Roma - Lo avesse fustigato perché nella trasmissione di giovedì sera s’era capito poco o nulla, perché aveva affastellato troppi servizi mozzi, o perché aveva trattato con sgarbo e arroganza, peggio dei politici, madri che ancora piangono i loro figli, chi potrebbe criticar Romano Prodi? Ma invece di rimproverare a Michele Santoro la prova di giornalismo resa nell’ultimo Annozero, il premier lo ha censurato, accusandolo di aver leso la maestà della Giustizia senza «concretezza, equilibrio e serenità». È venuto giù il cielo naturalmente, tanto da costringere Prodi a rettificare in fretta, stemperando il pesante giudizio. Ma le polemiche sulla trasmissione santoriana dedicata al magistrato catanzarese che sarebbe «perseguitato» dal ministro della Giustizia Clemente Mastella, divampano da destra a sinistra, spaccando i due poli. Ambedue divisi tra sostenitori dell’asse De Magistris-Santoro e solidali del duo Prodi-Mastella.

Per chi non è addentro alle cronache giudiziarie e per quanti giovedì sera hanno cambiato canale per evitare il mal di testa, va detto che la trasmissione di Santoro ha accusato, più o meno esplicitamente, il Guardasigilli di volere il trasferimento del magistrato perché le sue indagini coinvolgono i «poteri forti», tra i quali anche il premier.
Prodi era a Torino, ieri mattina, a tagliar nastri in una fabbrica di Rivalta. I giornalisti lo hanno interrogato sul programma ancora caldo, anzi scottante di Rai2, se lo avesse visto, che cosa ne pensava. E lui: «Ho letto i resoconti sulla trasmissione Annozero. Mi sembra che non vi si possa riscontrare nulla della serietà, della professionalità e dell’appropriatezza che dovrebbe avere una trasmissione che riguarda la Giustizia». Così, duro e lapidario.

In verità i resoconti dei quotidiani, più stringati e dunque più limpidi del minestrone imbandito da Santoro, giustificavano una reazione naturale di tal genere, specie in chi ha sempre dato solidarietà a Mastella, che garantisce l’esistenza stessa del governo. Politicamente però, la reazione è risultata devastante, e nella stessa maggioranza s’è scatenato il coro contro l’«attentato alla libertà di informazione».
Apriti cielo. Tanto che nemmeno due ore dopo, passato ad inaugurare la metropolitana di Torino, Prodi ha sentito il bisogno di «spiegarsi». E con parole più meditate ma con ugual sicurezza è tornato a dichiarare, premettendo: «Qualcuno ha scambiato una semplice critica ad una trasmissione televisiva con un attentato alla libertà». Poi ha proseguito: «Io credo che la trasmissione non abbia avuto quelle doti di concretezza e serenità che deve avere una trasmissione che riguarda i problemi della Giustizia. Per il resto, nessuno ha mai pensato a limitare e a restringere la libertà di una trasmissione, anzi ben vengano anche le osservazioni e le critiche».

La tempesta però, non s’è placata, e ora divide tanto l’Unione quanto la Cdl. Nel centrosinistra, Livia Turco dichiara a Mastella tutta la sua «solidarietà umana e politica, sta diventando il capro espiatorio dell’antipolitica», e accusa Annozero di «tesi già precostituite». Come Rosy Bindi, che allarga la «solidarietà» da Mastella a Prodi, bollando il «linciaggio del politico di turno». E addirittura il presidente del Senato, Franco Marini, solidale col Guardasigilli e duro con Santoro: «È stata una trasmissione a senso unico». Nella stessa maggioranza però, la sinistra sta con Santoro e non con Prodi. Come Cesare Salvi, «colpito negativamente» perché non spetta al premier «dare giudizi su come vengono fatte le trasmissioni tv». E Angelo Bonelli? «Santoro ha fatto il suo dovere», sentenzia. Franco Giordano non fa nomi ma è chiaro ugualmente: «Evitare ogni forma di censura».

Più o meno come nel centrodestra, dove Francesco Storace ha telefonato a Santoro per dargli la solita «solidarietà» e invita la Cdl a «riflettere senza seguire Mastella»; e Roberto Maroni che irride: «Santoro se la prende con tutti, destra e sinistra, e mi fa ridere chi ora a sinistra se la prende con lui quando proprio loro hanno voluto il suo ritorno in Rai.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso». Mentre Margherita Boniver dà ragione a Mastella contro «l’aberrazione dei tribunali stalinisti del popolo»; e Maurizio Gasparri stigmatizza gli appelli «inquietanti» di Santoro e i «toni eccessivi» dei magistrati.

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