Egitto, ancora scontri Sinai: bloccata autostrada El Baradei scalda i motori

Violenti scontri nel Sinai: muore un manifestante. Bloccata l’autostrada che collega l’Egitto a Israele. L'ex capo dell'Agenzia atomica: "Pronto a guidare la transizione". L'onda della rivolta arriva nello Yemen

Egitto, ancora scontri Sinai: bloccata autostrada El Baradei scalda i motori

Il Cairo - Dopo poche ore di tregua sono riesplosi i disordini in Egitto. I manifestanti chiedono le dimissioni del presidente Mubarak, anche se l'odio della piazza si orienta soprattutto verso suo figlio Gamal, destinato a prenderne il posto alle prossime elezioni. Intanto Mohammed El Baradei, ex capo dell’agenzia atomica internazionale e uno dei leader più in vista dell’opposizione egiziana, si dice pronto a prendere il potere. Lo riferisce la tv Al Arabiya. L’emittente araba, in una breve sovrimpressione che non fornisce altri dettagli, riferisce: "El Baradei: pronto a prendere il potere per un periodo di transizione, se la piazza lo chiede".

Violenti scontri nel Sinai Tafferugli e colpi d’arma da fuoco tra manifestanti e forze dell'ordine nel Sinai, in una località a circa 10 chilometri da Gaza. Un manifetante è morto. Lo riferiscono fonti locali spiegando che i manifestanti sono circa diecimila e che hanno anche bloccato l’autostrada internazionale che collega l’Egitto ad Israele. Fonti locali riferiscono che la località di El Sheikh Zouayed fra El Arish e Rafh sembra un campo di battaglia. Tutti i negozi sono chiusi e manifestanti e polizia si stanno scambiando colpi di arma da fuoco.

Fratelli musulmani: anche noi in piazza La principale formazione dell’opposizone egiziana, i Fratelli Musulmani, prenderanno parte alla manifestazione antigovernativa in programma per domani in tutto il paese, dopo la preghiera islamica del venerdì. Lo ha annunciato Mohamed Morsi, portavoce della direzione del movimento, al sito del quotidiano al-Masry al-Youm. La fratellanza, finora aveva assunto una posizione incerta sulle manifestazioni contro il governo, negando il suo appoggio ma consentendo a suoi dirigenti di scendere in piazza. Nelle proteste di domani, che si preannunciano di enorme portata, "i Fratelli Musulmani saranno presenti per garantire che le richieste popolari siano soddisfatte", ha detto Morsi, le cui parole sono state confermate da Saad al-Katatni, dirigente del gruppo.

Suez, fiamme a palazzo governativo Nella notte fra mercoledi e giovedi un gruppo di manifestanti egiziani ha lanciato bottiglie incendiarie contro un edificio governativo a Suez e appiccato il fuoco ad alcuni locali dell’immobile, rimaste ferite almeno 70 persone. Tra i feriti ci sono almeno 55 manifestanti colpiti da proiettili di gomma e 15 agenti di polizia raggiunti da pietre lanciate dai dimostranti.

Mille persone arrestate Le forze dell’ordine presidiano il centro del Cairo, dopo due giorni di manifestazioni senza precedenti, ispirate dalla rivolta tunisina che ha portato alla caduta del regime di Ben Ali. "Almeno mille persone sono state arrestate in tutto il paese dall’inizio delle manifestazioni", martedì, ha dichiarato un responsabile della sicurezza, parlando in condizione dell’anonimato. Ma nonostante gli incidenti, il "Movimento del 6 Aprile", un gruppo pro-democrazia che chiede riforme politiche, sociali ed economiche, ha invitato ieri con un messaggio apparso su Facebook a scendere nuovamente in strada domani dopo la preghiera del venerdì.

El Baradei: allibito dalla Clinton "Sono rimasto allibito e sconcertato dalle parole di Hillary Clinton", che ha definito il governo del Cairo "stabile": così Mohammed Mustafa El Baradei, ex direttore dell’Aiea e leader di una delle formazioni dell’opposizione egiziana, in una lettera aperta al Daily Beast.

"Che cosa intendeva con stabile, e a quale prezzo? - scrive El Baradei - È la stabilità di 29 anni di leggi d’emergenza, un presidente con un potere imperiale per 30 anni, un Parlamento che è quasi una beffa, una magistratura che non è indipendente? È questo che (Hillary Clinton) chiama stabilità? Sono sicuro di no. E spero che non sia lo standard che (Clinton) applica ad altri Paesi".

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