Elezioni come un ring E' giusto suonarle

Tra quattro giorni in molte città italiane si vota. Ma la politica non è un salotto, è un ring, e su quello italiano ci sono pure arbitri di parte

Elezioni come un ring 
E' giusto suonarle

Tra quattro giorni in molte città italiane si vota. Come noto, si rin­novano, tra gli altri, i consigli comunali di Milano, Torino, Bologna e Napoli. Quando sente aria di elezio­ni, Berlusconi diventa come lo squalo che sente l’odore del sangue: attacca a testa bas­sa senza andare tanto per il sottile. Qualche benpensante assiste allo spettacolo e resta scettico. Si sbaglia. La politica non è un salotto, è un ring, e su quello italiano ci sono pure arbitri di parte. Berlusconi non ha scelta. Lui, come la Le­ga e tutto il centrodestra, non ha dalla sua parte le lobby di Confindustria e dell’alta fi­nanza, non può contare sul­l’occhio benevolo dei mezzi di informazione e dei talk show televisivi che, anzi, gli so­no ostili a prescindere, sulla mobilitazione di intellettuali, artisti e comici. Se vuole vince­re le elezioni, e ne ha vinte fi­no a ora tante, Berlusconi de­ve soltanto convincere la gen­te della bontà del suo proget­to. Per farlo deve parlare chia­ro e semplice, come facciamo noi con colleghi ed amici.

Che se poi ci scappa anche la parolaccia o l'insulto nessu­no si scandalizza. E allora ecco la verità nuda e cruda: la sinistra è triste, de­pressa, senza guida e proget­to; per governare bene ci vuo­l­e una riforma che dia più po­teri a chi governa e meno al capo dello Stato; per risolve­re velocemente i problemi ci vogliono meno deputati, se­natori e più ministri e sottose­gretari; ci vuole una riforma delle tasse che renda il fisco più equo e meno pesante; per fare tutto questo serve una magistratura che non in­­terferisca strumentalmente nella politica e nell’azione di governo, come, per esempio, hanno fatto nelle ultime ore i pm di Napoli che hanno se­questrato le discariche appe­na individuate per smaltire l’immondizia (facendo un di­spetto più che al premier ai cittadini).

A me sembrano cose di as­soluto e banale buon senso, per realizzare le quali è però necessario che dalle urne dei comuni esca lunedì un segna­le chiaro che secondo la gente questa è la strada giusta da battere. Fini sta con i magistra­ti, Bersani con la Cgil, Casini fa solo i fatti suoi, Il Corriere della Sera difende i banchieri e ha a cuore il futuro del suo consigliere Diego Della Valle, La Repubblica da due anni si occupa soltanto di sesso e di collezionare intercettazioni telefoniche. Ci vuole che qual­cuno faccia i nostri interessi. Se qualcuno ha buone idee si faccia avanti. L’amico dei rom e dei centri sociali (il co­munista Pisapia), è una buo­na idea per Milano? Uno che si vanta di fumare spinelli (Merola) è la soluzione per Bo­logna? Un vecchio arnese rot­tamato pure dal Pd (Fassino) è il nuovo che merita Torino? C’è da fidarsi a votare gente (i finiani) che ha tradito i suoi elettori? E ancora: è un’alter­nativa al Pdl uno schieramen­to, la sinistra, che ha al primo punto del programma l’inten­zion­e di inserire la tassa patri­moniale, cioè quella sui no­stri risparmi?

Non scandalizziamoci per alcune frasi colorite (a sini­stra non

si lavano) del presi­dente Berlusconi. Badiamo al sodo e andiamo avanti. Tra pochi giorni alcuni milioni di italiani avranno in mano la matita per permettere a tutti noi di continuare, almeno, a sperare.

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