Non accennano a fermarsi i disordini che da ieri stanno interessando la città tunisina di Sidi Bouzid. Le violenze erano cominciate la scorsa notte, dopo la cancellazione di alcune liste legate al partito Petition Popoulaire, che aveva partecipato alla competizione elettorale per la formazione dell'Assemblea Costituente. Sei liste del partito indipendente, che fa capo al magnate Hachmi Haamdi, uomo considerato molto vicino all'ex presidente Zine el-Abidine Ben Ali, erano state cancellate per una serie di "irregolarità finanziarie".
Una delle liste cancellate era proprio quella della città di Sidi Bouzid, fatto che ha scatenato i disordini nella città simbolo delle lotte degli ultimi mesi. Qui si era immolato Mohammed Tarek Bouazizi, un ambulante abusivo, per protestare contro una confisca della sua merce, gesto considerato simbolico per l'inizio della Rivoluzione dei gelsomini.
I disordini di questi giorni hanno portato in strada centinaia di persone, costringendo il governo ha dichiarare sulla città un coprifuoco che sarà in vigore dalle 19 alle 5. Questa mattina è stato incendiato il tribunale della città tunisina, che era stato in precedenza saccheggiato.
I manifestanti hanno anche cercato di dare nuovamente l'assalto al palazzo del Governatorato. Le prime notizie parlavano di un assalto fallito grazie all'intervento delle forze di sicurezza, ma secondo alcuni testimoni anche il governatorato sarebbe stato attaccato e dato alle fiamme. Le proteste di questa mattina dovevano in realtà limitarsi a un corteo pacifico, ma la situazione è degenerata rapidamente, anche grazie alla sorveglianza carente e impreparata ad affrontare un attacco vero e proprio alla città.
Ma alla possibilità di una protesta a sfondo politico si affianca una seconda tesi. L'attacco potrebbe essere stato organizzato all'unico scoppio di scatenare un saccheggio generalizzato della città. A dare forza a questa ipotesi anche il fatto che i manifestanti si siano subito diretti verso i locali del Palazzo di giustizia dove viene tenuta la droga sequestrata.
In fiamme anche la sede del partito islamico al-Ennahda, vincitore nelle ultime elezioni, le prime post Ben AlìI giovani, protagonisti ancora una volta della rivolta, hanno dichiarato di voler portare la protesta a Tunisi, fino al palazzo del Primo ministro.
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