In auto mio figlio rifiuta la cioccolata: «È più nera del cielo, accelera»

New YorkFuga da New York. In macchina, con tutta la famiglia e pochi bagagli, ma con più di 100 litri d'acqua che sono riuscito ad arraffare in sei supermercati diversi di Manhattan, oltre a diverse pagnotte, dozzine e dozzine di panini per i ragazzi, un'infinità di cibo, carne e legumi in scatola pronti all'uso. Come veri evacuati lasciamo la Grande Mela per metterci in salvo dall'ira di Sandy.
Si va verso nord, in piena campagna, nell'UpState come viene chiamato dai newyorchesi, a circa due ora di auto da Manhattan per sfuggire ai disagi e ai gravissimi danni dei venti della super tempesta. Non soltanto cibo e acqua. In macchina abbiamo stipato un paio di coperte a testa, scarponi e stivali alti di gomma, ognuno ha la sua torcia elettrica e batterie a iosa per la ricarica. Ma abbiamo anche pile ricaricabili. E due radioline a batteria, che possono pure funzionare con l'energia solare per un paio di ore al massimo ogni giorno.
Si va ospiti dal mio amico Robert, nel villaggio di Rhinebeck, dove lui non solo ha una casa piuttosto grande ma un generatore alimentato a gas. Significa che avremo acqua corrente, la doccia mattutina, qualche pasto caldo e l'energia elettrica garantiti per almeno una settimana. Per la tv e internet, che corrono via cavo, tutto dipenderà dalla forza distruttiva dei venti di Sandy che abbattendo i pali della luce, interromperà il servizio per diversi giorni o anche per settimane: tutto dipenderà dai danni provocati, zona per zona, contea per contea.
Lasciamo Manhattan in uno stato spettrale: le strade sono desolatamente vuote. Non ci sono autobus urbani fermati dal sindaco Bloomberg da domenica pomeriggio, gira soltanto qualche taxi e pochissime auto private. I caffè di Starbuck's, i piccoli store e anche i supermercati sono con le saracinesche sbarrate. Il cielo è plumbeo, c'è una cappa nerissima e apocalittica che avvolge tutta la Grande Mela: dal New Jersey al Connecticut fino all'oceano. Sembra una scena vista in tanti film apocalittici di Hollywood, ma non è fiction cinematografica questa volta. È pura realtà, invece.
Dagli occhi dei miei figli leggo paura e timore che qualcosa di apocalittico possa accadere a una metropoli come New York. Per fortuna le strade e i ponti sono terribilmente deserti, e in meno di 30 minuti di auto siamo già fuori dalla Grande Mela. I ragazzi si distraggono con l'Ipad e i Pokemon. Pensano al gioco, ma gli occhi sono rivolti fuori, a questa cappa minacciosa e al vento che soffia sempre di più. Offro loro del cioccolato, lo rifiutano: «Papà, è più nero del cielo qui fuori - mi dice mio figlio Leonardo - Lascia stare, accelera». E via lungo il nostro viaggio, sotto queste nubi spettrali, in un'atmosfera quasi infernale. E pensare che l'uragano deve ancora arrivare.

Milioni di newyorchesi rimarranno senza energia elettrica per giorni interi e migliaia di abitazioni lungo il New Jersey Shore e le spiagge di Long Island saranno distrutte.
Noi in campagna, nell'UpState, speriamo di essere risparmiati dalla furia di Sandy.

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